Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Sport e welfare bloccati dal Comune

Fonte: La Nuova Sardegna
25 marzo 2009

MERCOLEDÌ, 25 MARZO 2009

Pagina 1 - Cagliari



Interrogazione sui problemi creati al campo di calcio del rione di Sant’Elia «Funziona bene e aiuta i giovani a socializzare, ma vogliono bloccarlo»




ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. Da un lato c’è il quartiere dei palazzoni di Sant’Elia, un rione nato negli anni Settanta del secolo scorso e lasciato per decenni ai margini della città, senza servizi e luoghi di aggregazione. Dall’altro c’è un campo di calcio adiacente alla zona (alla fine di via Schiavazzi), realizzato dal Comune nel 2005 e consegnato a una squadra di Sant’Elia. Poi c’è un signore, Franco Cardia, che nel 2006 acquisisce quel gruppo di calciatori, crea un campo a norma (l’unico con erba sintetica in Sardegna) e lo mette a disposizione anche di altre squadre (l’80 per cento di Sant’Elia). Quasi una favola fatta di sport e recupero.
Ma le favole non sempre sono a lieto fine, tanto meno sono prive di orchi visto che in questa storia l’amministrazione comunale frena l’iniziativa ponendo mille problemi. Eppure il tutto assomiglia a un caso da manuale, di quelli che i sociologi raccomandano nelle realtà per troppo tempo lasciate ai margini: iniziative di socializzazione, creazione di uno spirito di gruppo e coesione su obiettivi da raggiungere. In questo caso c’è una squadra, che oggi si chiama «Progetto calcio Sant’Elia» e che aderisce al «Consorzio Sant’Elia 2005» (presieduto da Cardia) che dalla prima categoria è passata in promozione e che, probabilmente, passerà al campionato di eccellenza. Poi vi sono tanti altri ragazzi, compresi quelli della parrocchia, che giocano nel campo.
Nel maggio del 2008 il Consorzio ottiene una convenzione col Comune per poter utilizzare lo spazio calcistico per otto anni. Poi lo si migliora col campo sintetico e si presenta un progetto per coprire le tribune, ampliare gli spogliatoi con uffici e sala riunioni, e realizzare un club house con bar. Quest’ultima struttura, in verità, era già stata realizzata in materiale amovibile, ma smontata in otto ore: giustamente perchè non aveva l’autorizzazione. Ora viene chiesto di poterla rimontare con tutte le carte in regola: serve per ripararsi dal freddo, per chi accompagna coloro che fanno le partite (genitori dei ragazzi ecc.). Intanto il campo è sempre pieno. Poi, però, inziano i guai. Il Comune interviene sui minimi problemi. Infine la conferenza dei servizi: prima viene fissata per il 18 febbraio, poi rimandata al quattro marzo e dopo all’otto aprile. E così l’esempio, da virtuoso (lo sport come socializzazione in aree degradate) diventa di nuovo da manuale, ma per l’incapacità del Comune a guardare a iniziative che creano socialità.
La vicenda è stata denunciata da una interrogazione municipale (Ettore Businco, Udc, primo firmatario) sostenuta da tutti i gruppi di centro della maggioranza. La richiesta di chiarimenti è stata infatti firmata anche da Sandro Vargiu (Riformatori), Claudio Tumatis (Lavoro e quartieri), Paolo Casu (indipendente del centrodestra), Efisio Pireddu (Udc) e Aurelio Lai (Uds). Nonostante il sì del consiglio comuanle, si legge nell’interrogazione, gli uffici procedono con «inspiegabile lentezza alla realizzazione di alcune strutture all’interno dell’area data in concessione». Eppure tutti i documenti sono in ordine. Che cosa succede? «Una pigrizia burocratica - affermano i firmatari dell’interrogazione - che sembrerebbe confermare il magro interesse dell’amministrazione verso lo sport e le lodevoli iniziative di soggetti privati che quando cercano, come in questo caso, di realizzare a proprie spese, dei progetti utili per lo sport cittadino, vengono trattati con indifferenza, se non addirittura ostacolati». Un fatto da biasimare in quanto l’iniziativa favorisce «il recupero sociale di tanti giovani così presenti nei quartieri più difficili del tessuto urbano».