Massimo Zedda non vuole strappi a sinistra. Anzi: il sindaco di Cagliari difende l’alleanza tra Pd e Sel, ovvero quel pezzo di Ulivo col quale il primo cittadino amministra il Comune e che in Sardegna si è rivelato vincente anche alle Regionali del 2014. Ma in Parlamento l’esistenza del patto politico è stata messa in discussione. Dapprima con la scelta di Sel di fare opposizione al governo di Matteo Renzi e più di recente con la nascita di Sinistra italiana, nuovo gruppo anti-dem a Montecitorio. Un’evoluzione, questa, che sta creando problemi a livello locale, specie adesso che si stanno definendo gli accordi per le amministrative del 2016. Zedda ha preso posizione insieme a Marco Doria e Giuliano Pisapia, rispettivamente sindaci di Genova e Milano ed entrambi di Sel come Zedda. Meglio: tutti e tre vennero eletti nel 2010 a segnare la cosiddetta ondata arancione, cioè i vendoliani usciti vittoriosi dalle primarie fatte insieme al Pd.
È messaggio politicamente pesante, quello che Zedda lancia in Sardegna, proprio in vista della sua ricandidatura a sindaco, sulla quale il Pd ha messo il sigillo già a ottobre. Ma nel Partito democratico cagliaritano, successivamente e in più occasioni, è stato chiesto al primo cittadino di chiarire da che parte stesse rispetto a Sinistra italiana. Tanto che a metà novembre Sel Sardegna si è riunita a Oristano decidendo di non seguire il percorso anti-dem del gruppo alla Camera, ma optando per l’alleanza con RossoMori e iRs.
La lettera firmata da Zedda, Doria e Pisapia prende spunto dalle elezioni regionali transalpine, dopo che il Front National delle Le Pen ha sbancato le urne diventando il primo partito. I tre sindaci hanno scritto: “Le notizie che arrivano dalla Francia suonano come un ulteriore campanello d’allarme che deve farci riflettere e impone, a chiunque possa, di fare qualcosa per impedire che vincano la destra, il populismo e la paura”. Quindi l‘appello a “superare le attuali divisioni”, si legge ancora nella lettera, ciò che per i tre primi cittadini deve diventare “un obiettivo comune alle forze del centrosinistra e portare al rafforzamento delle componenti della sinistra” nell’ottica di “conquistare nuovi consensi”. Un passaggio, questo, che richiama al primo modello di Ulivo, allargato anche ai movimenti antagonisti.
E ancora: “Superare questa fase – hanno scritto i tre sindaci – vuol dire diventare più forti. Non più divisi e dunque più deboli. Vuol dire lavorare, con la massima unità possibile, per un confronto costruttivo tra Pd, forze di sinistra interne ed esterne al Pd, quel civismo che ha fatto la differenza, e che però intendano assumersi la responsabilità di governare. Invece di relegarsi nel più facile ruolo dell’eterna opposizione”.
Va ricordato che è stato Renzi, due mesi fa, a chiedere una verifica di tutte le alleanze tra Pd e Sel, dopo che i vendoliani hanno contestato a Torino la ricandidatura di Piero Fassino. E due settimana fa ha rincarato la dose la numero due del Pd nazionale, Debora Serracchiani. In questo solco s’inserisce la lettera di Zedda, Doria e Pisapia che, di fatto, aprono una sfida interna a Sel e allo stesso Nichi Vendola, sostenitore di Sinistra italiana. Ma i tre più importanti sindaci del partito chiedono di fermare quel percorso di rottura. “Noi – è l’impegno – auspichiamo e lavoriamo affinché questa fase sia un momento transitorio. A partire dai Comuni”.
Al. Car.
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