Rassegna Stampa

Il Sardegna

Molentargius, sbarrati i cancelli cani padroni del parco in declino

Fonte: Il Sardegna
23 marzo 2009

L'allarme. Numerose segnalazioni dei visitatori per i branchi aggressivi. Anche un video girato dai forestali

L'Ente di gestio ne ha deciso la chiusura dell'area. Sarann ocatturati gli esemplari pericolosi

Alessandra Loche alessandra.loche@epolis.sm ¦

Cancelli sbarrati nel Parco di Molentargius: scatta l'allarme sicurezza per le persone che rischiano di essere assalite dai branchi di randagi presenti nella zona. Sempre più aggressivi e numerosi, come constatato dalle stesse guardie forestali che hanno registrato un filmato dei quattrozampe. Già individuate alcune possibili soluzioni, tra cui la cattura dei più pericolosi, i tempi di riapertura potrebbero dilatarsi fino a un mese. Mentre il problema del Parco resta sempre lo stesso: non ci sono fondi per mettere in campo le contromisure, quindi non resta che dividere con gli altri Enti le spese per riprendere (dalle zampe dei cani) il controllo sul territorio.
QUARANTA ANIMALI liberi nell'area protetta. E un boom di segnalazioni di persone che mentre giravano per la zona si sono imbattute in branchi di cani che si sono mostrati aggressivi. Sono poi iniziati gli attacchi alle specie protette, come il pollo sultano e i fenicotteri. Dopo le recenti segnalazioni di visitatori che si sono sentite minacciati da questi branchi, l'Ente Parco ha quindi deciso (quasi obbligatoriamente) di chiudere i cancelli. «Dopo gli ultimi tentativi di aggressioni - ha spiegato il direttore generale Mariano Mariani - abbiamo ritenuto opportuno sospendere gli ingressi nell'area. Con i Comuni e con la Asl decideremo quindi come agire, ma non può fare tutto l'Ente parco con il proprio budget». Un budget che, anche adesso, rimbomba del rumore delle casse vuote. Un ostacolo verso la realizzazione dei tanti progetti dichiarati e mai partiti che fa ormai parte della storia del Consorzio. Quindi, per le contromisure saranno i Comuni (Cagliari, Quartu e Quartucciu) e la Asl che dovranno dividere le spese. Perché la questione, adesso, ha raggiunto dimensioni preoccupanti, e non per il numero degli animali quanto per l'atteggiamento ostile dimostrato verso le persone. «Il fenomeno non riguarda solo i randagi - ha precisato il direttore del Parco Gigi Ruggeri - Ci sono infatti anche cani di proprietà che sono abituati a girare liberi. Per quanto riguarda l'aggressività, se in passato si contavano solo casi sporadici, ora la questione sta diventando preoccupante ed è stato necessario chiudere il Parco». Un'area che da meno di sei mesi ha fatto un passo in avanti con l'apertura di percorsi naturalistici e delle aree verdi e la promozione delle passeggiate sulle due ruote. Sei mesi, e questo nuovo blocco obbligatorio per prevenire possibili rischi. È già stato definito un primo piano di intervento per permettere la riapertura dell'area. «Dovranno essere individuati i branchi di animali - ha spiegato Alessia Atzeni, responsabile del servizio Fauna - intanto stiamo lavorando per accertare la disponibilità di posti nei canili. Nelle strutture saranno portati soli gli esemplari ritenuti più aggressivi e pericolosi. Per gli altri, si sta ipotizzando di lasciarli liberi e di procedere con la sterilizzazione». Infine, per gli animali di proprietà che (per la troppa libertà) si trasformano in randagi a ore, si procederà con l'installazione di microchip. «Speriamo di poter riaprire il prima possibile - ha commentato Atzeni - purtroppo questa era l'unica strada per la salvaguardia dell'incolumità delle persone». ¦