Quasi settemila sardi hanno chiesto aiuto alla Caritas - Nel 2007 le strutture ne avevano ascoltati 2.200. Sale l'indigenza “inattesa”
In sette anni il numero di chi chiede aiuto alla Caritas è triplicato. Almeno una volta, nel 2014, in 6.882 (erano 2.199 nel 2007) si sono presentati ai centri di ascolto della Sardegna. Come nel 2013, e in controtendenza rispetto agli anni precedenti, sono stati più gli uomini a lanciare gli sos, complice anche l'incremento dei “poveri inattesi” (cioè: i separati o divorziati, pensionati, lavoratori precari, in cassa integrazione o in mobilità). È la fotografia scattata dall'ultimo Report Caritas su povertà ed esclusione sociale elaborato sulla base dei dati di 32 centri d'ascolto dell'Isola.
«Solo la punta di un iceberg - è precisato nel rapporto - in quanto molte persone non conoscono i servizi offerti dalla rete Caritas e tante altre, per pudore, non hanno il coraggio di chiedere aiuto». Del resto, secondo fonti Istat, sono circa 107.800 (200 in più rispetto al 2013) le famiglie sarde in condizioni di povertà relativa nel 2014.
Il resoconto è stato presentato ieri nell'aula consiliare del Comune di Cagliari, particolare non insignificante visto che, ha detto il presidente della Caritas, don Marco Lai, «le povertà riguardano i cittadini», e che, ha aggiunto l'assessore comunale alle Politiche sociali Luigi Minerba, «solo a Cagliari ci sono circa settemila persone in condizioni di povertà assoluta, mentre tremila famiglie ogni anno si rivolgono ai servizi sociali». La diocesi di Cagliari, inoltre, è quella in cui sono state censite più richieste (1808): «Beni di prima necessità, sussidi per pagare bollette o tasse, ma anche opportunità di orientamento» ha spiegato Raffaele Callia, responsabile del centro studi e ricerche della delegazione regionale Caritas. E qual è l'identikit dell'utente medio dei Centri di Ascolto? È uomo, fra i 45 e i 49 anni, sardo, sposato, con un domicilio proprio e un livello di istruzione basso o medio-basso. Quanto agli stranieri, dei 1.430 ascoltati, quasi il 29% è di nazionalità romena. Seguono marocchini (14,3%) e senegalesi (14%). Il dato più significativo, comunque, riguarda il livello di istruzione degli utenti. «Chi è più istruito ha migliori strumenti per difendersi dalla crisi - ha fatto notare Callia - l'ottanta per cento delle persone che ci hanno chiesto aiuto possiede un livello di istruzione basso o medio-basso, non ha conseguito titoli di studio o è analfabeta». Preoccupa, quindi, il dato sulla dispersione scolastica in Sardegna, il più elevato dopo quello della Sicilia.
Roberto Murgia
«Famiglia
ammortizzatore
sociale»
Arrigo Miglio
Il report Caritas e i dati Istat dicono che la Sardegna è sempre più povera. Come affrontare la situazione? «Costruendo una rete», propone don Marco Lai, in modo da suscitare una responsabilità diffusa a vari livelli, personale, istituzionale e politico, passando per i gruppi sociali, le associazioni e le famiglie stesse. Famiglie che rappresentano secondo l'arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, «il migliore degli ammortizzatori sociali». Occorre poi, secondo monsignor Giovanni Paolo Zedda (vescovo incaricato per il servizio della carità), «far maturare una maggiore consapevolezza sulla reale dimensione del problema povertà e sulle molteplici ripercussioni sul versante della coesione sociale e del bene comune». Infine, la Caritas ritiene fondamentale l'istituzione del reddito di cittadinanza e dell'Osservatorio regionale sulle povertà». (ro. mu.)