Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Sant'Efisio ambasciatore del mondo

Fonte: La Nuova Sardegna
5 maggio 2008

Sant’Efisio ambasciatore nel mondo

Ha entusiasmato gli stranieri L’interessamento dell’Unesco




MARIO GIRAU
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CAGLIARI. Adesso la città è più tranquilla. Il plurisecolare voto a sant’Efisio è stato sciolto. “Efis nostru” ancora una volta - la 352esima - è stato portato a Nora, dove subì il martirio nel 303. I cagliaritani possono chiedere al santo che sia lui ora a stare ai patti, ad adoperarsi in cielo perché esaudisca l’antica preghiera: «Quanti fra di essi (sardi) - è l’invocazione del santo - saranno colpiti da malattia e verranno dove giace il mio corpo possano recuperare la salute... ed essere liberati dai mali».
Un voto adempiuto a “sa casteddaia”, davanti a un’invasione turistica senza precedenti. In un mix di iniziative, gesti, rituali, celebrazioni. Ha ragione Francesco Alziator - il demologo cantore dell’animus genuino della gente del capoluogo - quando scrive: «Cattolico o miscredente, clericale o massone, il Cagliaritano vero - quella specie rara che ora va, purtroppo, estinguendosi - considera il santo come una creatura sua della quale egli solo può disporre e sulla quale né clero né Stato hanno nulla a che vedere». Succede così che la festa di Sant’Efisio del primo maggio sia sempre uguale e diversa, tradizionale e moderna. È una novità il luogo della vestizione scelto dall’Alternos: la chiesa di san Giovanni nel quartiere di Villanova. Lino Bistrussu, rappresentante della municipalità, proprio davanti alla cappella del più venerato crocifisso della città, poco dopo le otto ha indossato - assistito da due valletti comunali in uniforme seicentesca - il bianco panciotto, cravatta “a papillon” e la giacca di un frac appena consegnato dal sarto.
Sempre uguale e sempre diversa anche la processione di fedeli, che in continuazione entra ed esce dalla chiesetta di Stampace, mentre le messe si susseguono. La piazzetta davanti alla chiesa del santo è il microcosmo cagliaritano più autentico. Si ritrovano i confratelli che per limiti di età non possono salire a cavallo: quest’anno la Guardiania sfila a ranghi ridotti, solamente quindici cavalieri. “Cunfraris” provenienti da tutte le zone della città e dal circondario: ciascuno di loro esibisce i suoi anni di professione. Peppino Boi, che ha superato quota cinquanta, è il decano indiscusso. La piazzetta è una bomboniera di tradizioni locali che accoglie tutti: preti giovani e monsignori che sbucano da tutte le parti; giovanotti e ragazzine affascinati da questo santo che per un giorno richiama più gente degli “Amici” di Marco Carta; anziani pronti ad accendere l’ennesima candela. Poi i turisti, molti: italiani e stranieri, europei e asiatici. Puntatina in chiesa poi di corsa sulle tribune o in prima fila, lungo strada, per iniziare il bombardamento fotografico a quel che l’Alziator definisce «il più colorato convegno di folklore di tutta l’Europa». In questo calendimaggio cagliaritano i turisti veneti, romani, piemontesi, tedeschi e giapponesi passano in rassegna, come in un “bignamino” instant book, tutta la storia dell’isola racchiusa in una sfilata lunga tre ore. Una storia «scritta con gli ori e i colori, nel gusto delle donne che - riferisce sempre l’Alziator - hanno nelle vene le virtù di Penelope, la saggezza di Eleonora e gli insospettati fascini di Circe. L’antica bellezza mediterranea si mischia all’antico sole». Lo spettcolo ha affascinato
anche l’europarlamentare Giovanna Corda, originaria di Carbonia. «Anche se vivo in Belgio - dice l’unica sarda negli scranni europei di Bruxelles - la Sardegna ce l’ho nel cuore e vederla sfilare in questa festa mi procura una forte emozione. Anch’io mi interesserò perché la sagra di sant’Efisio sia inserita dall’Unesco nel patrimonio immateriale dell’umanità».