Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«I cani pericolosi? Catturati quasi tutti»

Fonte: L'Unione Sarda
23 marzo 2009

I numeri 



Magari loro sono davvero i migliori amici dell'uomo. Ma non si può certamente dire che l'uomo sia il miglior amico del cane. Sedotto e abbandonato da inaffidabili padroni, all'animale non resta che un'unica strada: ritornare allo stato selvatico e, seguendo il suo istinto di cacciatore, aggredire qualunque essere vivente. In Sicilia è accaduto in questi giorni. E a Cagliari può verificarsi una situazione del genere? Gli esperti sono, tutto sommato, ottimisti: in città si fa il possibile per evitare queste situazioni.
LA MAPPA Anche se ci sono alcune zone dove occorre andare con i piedi di piombo. «Sino a qualche anno fa c'era una colonia di un centinaio di cani intorno a Giorgino», racconta Pietro Frongia, dirigente dell'Assistenza zooiatrica del Comune. «Li abbiamo catturati quasi tutti e ora, nella zona di Santa Gilla, c'è soltanto qualche animale in circolazione». Branchi di randagi sono presenti anche in altre parti della città. In zone «sensibili», per altro. «Il branco che sta a Calamosca crea qualche problema nella stagione estiva mentre quello di Molentargius mette a rischio la fauna selvatica oltre che i visitatori del parco». Sono pericolosi per le greggi, invece, quei cani che stanno nelle campagne intorno alla città, vicino agli abitati di Selargius, Quartucciu, Monserrato e Pirri.
I NUMERI Il fenomeno, comunque, appare limitato. «Quasi impossibile fare un censimento dei randagi», interviene Giuseppe Sedda, il responsabile del servizio di veterinaria urbana della Asl 8. «Una serie di calcoli sulla popolazione canina porta a ipotizzare che in città il loro numero sia tra i cento e i duecento». Animali che vagano per tutto il territorio comunale. Ma che rappresentano un pericolo solo potenziale: gli animali che sono particolarmente aggressivi vengono catturati. In teoria, non il branco finisce con il perdere sempre gli elementi più pericolosi.
GLI STANZIAMENTI Solo in teoria, ovviamente. Il comportamento degli animali, talvolta, è imprevedibile. Le autorità intervengono per quanto possono. La Regione, negli ultimi anni, ha stanziato tra 600 mila e un milione e 800 mila euro. A dicembre, inoltre, ha messo a disposizione un altro milione destinato ad amministrazioni locali o associazioni per effettuare interventi straordinari: entro pochi mesi si conosceranno i destinatari delle cifre.
GLI INTERVENTI Denaro che viene utilizzato per costruire canili, per catturare i cani più pericolosi e per la sterilizzazione delle femmine: in questo modo, non vengono al mondo nuove generazioni di randagi. Gli operatori, poi, catturano i cani più aggressivi. «Ogni anno», svela Sedda, «ne prendiamo tra i duecento e i trecento». I cani più tranquilli, invece, vengono lasciati nel loro territorio. «In linea teorica», spiega Sedda, «saremmo in grado di catturarli tutti. Ma sarebbe inutile: una serie di studi ha dimostrato che i territori lasciati liberi, verrebbero occupati nel giro di sei mesi da nuovi branchi». I cani sono animali territoriali: lasciando ai meno pericolosi per l'uomo le loro zone, questi tengono lontani altri branchi alla ricerca di un insediamento.
L'UOMO Poi c'è l'uomo che ci mette del suo nel favorire il randagismo. In primo luogo, perché esistono padroni che non esitano ad abbandonare il proprio animale. «Eppure», puntualizza Frongia, «queste persone rischiano parecchio: l'abbandono di un animale è punito con la multa sino a 11 mila euro». Solo che possono essere colpite le persone che lasciano il cane iscritto all'anagrafe canina; gli altri devono essere colti in flagrante. Ma il problema, secondo Sedda è anche un altro. «Per un malinteso spirito animalista ci sono persone che portano cibo ai randagi: questa è una delle cose che maggiormente favorisce il randagismo. I cani tendono ad andare dove c'è disponibilità di cibo». Certo, in quelle zone è anche più facile catturarli. Ma perché catturarli se i canili non sono in grado di accoglierli. «Tra l'altro», conclude Frongia, «tenere un cane in queste strutture rappresenta un costo importante per la società: per ogni animale tenuto in gabbia, si spendono circa mille euro all'anno».
MARCELLO COCCO

21/03/2009