I sardi non andranno più al voto per scegliere i propri rappresentanti nelle Province, la storica scehda gialla si prepara ad andare in soffitta. Le elezioni verranno cancellate anche in quei territori dove gli enti intermedi restano in attesa della ddl Boschi. Ovvero, nel Sud Sardegna (sarà l’ex Cagliaritano ad eccezione dei 17 Comuni della Città meetropolitana) più a Oristano, Nuoro e Sassari. È questo uno degli effetti che produrrà il riordino degli enti locali in discussione nella commissione Riforma del Consiglio regionale: gli organi elettivi con suffragio universale saranno sostituiti da assemblee in cui si potranno candidare solo sindaci, assessori e consiglieri comunali. In alcuni casi ci saranno però nomine dirette, con incarichi di diritto.
Eccolo allora un piccolo glossario sulle nuove istituzioni, tecnicamente chiamate di secondo livello, proprio perché la loro composizione non verrà scelta dai cittadini.
Nelle Province che restano, il governo spetterà a un presidente e al Consiglio. Entrambi restano in carica per quattro anni. “Il presidente – è scritto all’articolo 37 – viene eletto tra i sindaci del territorio”. Tra la competenze, la nomina di un vice. Il Consiglio sarà 12: lo comporranno altrettanti amministratori locali del territorio col sistema del voto ponderato. Vuol dire che ogni Comune avrà un peso elettorale a seconda della popolazione (articolo 39). Quando un amministratore locale decade dalla carica municipale, perde il posto anche nel Consiglio provinciale.
Le Unioni dei Comuni saranno articolate in Assemblea dei sindaci, Giunta e presidente (articolo 12, 13 e 14). Il parlamentino di primi cittadini (ma in alternativa potranno delegati pure assessori o consiglieri comunali) avrà funzioni di indirizzo e controllo sull’organo esecutivo, a sua volta formato da quattro persone. Tuttavia, “attraverso lo Statuto, per la Giunta si può stabilire una composizione differente”, più ampia, “per garantire la rappresentatività di tutti i Comuni che fanno parte dell’Unione”. Il presidente è eletto tra i primi cittadini.
Il sindaco metropolitano (articolo 29) diventerà invece la nuova figura della Città metropolitana. L’incarico spetterà sempre al primi cittadino di Cagliari. Gli altri due organi dell’ente saranno il Consiglio da 14 (sempre con funzioni di indirizzo e controllo) e la Conferenza da 17, tanti quanti saranno i Comuni metropolitani. E oltre a Cagliari, ecco Sestu, Quartu, Quartucciu, Selargius, Monserrato, Elmas, Capoterra, Assemini, Sinnai, Settimo, Decimo, Maracalagonis, Pula, Sarroch e Villa San Pietro e Uta. La Conferenza “ha poteri propositivi e consultivi”, stabilisce l’articolo 31.
Per la sola Città metropolitana è prevista la possibilità del suffragio universale (comma 2 dell’articolo 29). Ma l’eventuale chiamata al voto verrà stabilito nello Statuto che dovrà essere scritto e approvato dai 17 Comuni che fanno parte del nuovo ente territoriale. E a proposito: la riforma prevede un articolo a parte – il numero 33 bis – sulla Municipalità di Pirri che nella futura Città metropolitana è inglobato a Cagliari, ma mantiene propri uffici anagrafici locali.
Al. Car.
(@alessacart on Twitter)