Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Cani randagi? «Non si sa dove metterli»

Fonte: La Nuova Sardegna
23 marzo 2009

LUNEDÌ, 23 MARZO 2009

Pagina 18 - Nazionale



Molentargius chiuso per evitare rischi, la riapertura è in dubbio




ALESSANDRA SALLEMI

CAGLIARI. C’è una foto del branco di cani randagi che è costata la chiusura dei percorsi destinati ai ciclisti lungo le sponde dello stagno di Molentargius. Il capobranco è un lupo, nessuno di questi animali ha un’aria feroce: le loro condizioni dimostrano che mangiano. La decisione di chiudere è precauzionale e non si potrebbe far altrimenti viste le tragedie insopportabili avvenute altrove. Ma gli ambientalisti di Gruppo di intervento giuridico e Amici della Terra denunciano che la decisione di chiudere il parco per «colpa» dei cani sembra quasi una scusa per nascondere gli altri problemi della laguna afflita, a loro dire, da un degrado mai abbastanza segnalato. Secondo il sindaco di Quartu Luigi Ruggeri le cose non stanno così.
Spiega Ruggeri che nel territorio quartese il Comune assieme all’Asl 8 ha censito quattro, cinque luoghi dove sono stati avvistati cani randagi. Uno è Flumini (ne hanno fatto le spese alcune pecore), un altro è la spiaggia che comincia al Margine Rosso. Il programma di cattura dei randagi il sindaco dice che è cominciato, con battute «di ricerca» e i bocconcini che addormentano lasciati sulle rotte dei branchi. Ma è una lotta che per il momento non può essere spinta fino in fondo per un paio di motivi, diversi ma ugualmente forti: non ci sono canili dove accoglierli, non c’è modo di eliminare un branco di cani senza che se ne formi subito un altro. Spiega il sindaco di Quartu: «I canili in tutta la provincia sono a Cagliari, Sinnai, Quartu. Qui per 400 cani ci costa 400 mila euro l’anno, nel 2008 abbiamo affidato 73 animali e 28 nei primi mesi del 2009. Siamo pieni». Il dirigente del Corpo forestale che è a capo degli ispettori della provincia cagliaritana, Giovanni Monaci, per il caso di Molentargius in particolare aveva suggerito di radunare i cani in uno spazio recintato, ma la buona proposta si è infranta sull’impossibilità di trovare un luogo «giusto» dentro il parco stesso. La biologa Alessia Atzeni che sostituisce il direttore del parco Mariano Mariani si è adoperata per cercarla, ma senza successo. Così il sindaco di Quartu ha preferito chiudere al pubblico i percorsi in bicicletta e i cani di fatto vivono lungo i canali in attesa che si esca dall’equivoco: pretendere di combattere il randagismo senza idee, senza mezzi e senza strutture. «Il problema del randagismo è generale - dice ancora il sindaco di Quartu -. Ieri ho parlato con i responsabili dell’Enpa regionale: sono disponibili con tutte le loro strutture ad affrontare il problema. Anche sul piano finanziario, perché dispongono di lasciti. Non c’è dubbio, comunque, che il problema randagismo non si affronta soltanto moltiplicando i canili». Un risultato sarebbe anche questo: gli incoscienti che abbandonano i cani lo fanno quasi tutti davanti ai canili, aumentando le strutture c’è il rischio serio che crescano anche gli abbandoni. Ma ecco una piccola proposta: «I cani sterilizzati e non pericolosi - dice Ruggeri - potrebbero essere adottati da strutture di quartiere. Molti cani si sono inselvatichiti perché abbandonati dai padroni o perché venivano tenuti a guardia di terreni e sono scappati. Ma se si risolve il problema del pasto, non sono aggressivi». I randagi al Molentargius fanno parte dello scenario: «Altre volte ce ne sono stati di aggressivi - ricorda il sindaco -, il fenomeno non è stato mai eradicato del tutto, si presenta ciclicamente, gli etologi ci spiegano che è impossibile far sparire i cani dalle campagne».
A proposito delle condizioni del parco, è un fatto che «non sia al massimo del suo splendore», come dice un operatore. I mali che affliggono la riserva sono questi: è trafficata perché c’è gente che ci passa per saltare il traffico di viale Marconi; è calata nettamente l’abitudine di scaricare rifiuti perché il parco è controllato dalle telecamere del Corpo forestale e gli scaricatori lo sanno, ma qualcosa ancora viene abbandonato; resta lungo il cammino per arrivare alla bonifica dell’amianto degli edifici industriali e certo è un problema che le strutture di produzione del sale siano ferme; è vero che ci sono i percorsi dei ciclisti aperti alcuni mesi fa (e chiusi da una settimana per i cani), ma è anche vero che la strada principale rifatta senza asfalto d’inverno si riempie di buche e d’estate solleva un polverone anche a camminarci soltanto a piedi.
Poi c’è l’abusivismo edilizio: è successo di recente che qualcuno abbia allargato la recinzione di casa, ma gli agenti del Corpo forestale l’hanno scoperto subito. Per il resto resistono i vecchi abusi, la maggior parte dei quali non sono sanati: «Stiamo cercando soluzioni - dice Ruggeri - a Quartu l’abusivismo è endemico, noi facciamo quello che i pochi mezzi ci consentono, di recente abbiamo fatto il sequestro di 60 case, alcune delle quali a Molentargius, ma è davvero un lavoro improbo riuscire a tenere sotto controllo tutto il territorio senza tanto personale. Stiamo cercando ulteriori soluzioni: trasformare in borgo rurale l’agglomerato di case sul parco, promuovere bed&breakfast. Ma si deve capire che questo è un parco urbano: certo all’Asinara l’apixedda piena di rifiuti non ci arriva».