L'Anci scrive a Pigliaru e al Consiglio: subito una legge di proroga
Appalti bloccati e fondi Ue a rischio. I Comuni sardi sono alla paralisi dei lavori pubblici e dell'acquisto di servizi e beni e, a cascata, le piccole imprese fornitrici stanno perdendo opportunità e ossigeno. Per ripartire bisognerebbe posticipare l'obbligo di far capo alla Centrale unica di committenza: per questo l'Anci ha mandato una lettera al presidente Pigliaru, alla Giunta e al Consiglio regionale, chiedendo di approvare la legge che faccia slittare i termini, al 1° gennaio o al 1° febbraio. Confartigianato esprime a sua volta «grande preoccupazione» e si unisce all'appello.
Il fatto è che dal 1° novembre i Comuni non capoluogo di provincia, per acquisti di forniture e servizi, devono fare ricorso alla Centrale unica di committenza (Cuc), cioè a una forma di accentramento della gestione delle gare ad evidenza pubblica, introdotta per razionalizzare la spesa ed eliminare costi inutili dovuti alla frammentazione tra i piccoli centri dei procedimenti di acquisizione di lavori, servizi e fornitura. Insomma, basta con le operazioni singole, uniti si risparmia. Però la maggior parte dei Comuni sardi non si è ancora uniformata, anche perché si attende il nuovo assetto degli enti che sarà approvato con la prossima Riforma. Intanto il tempo è scaduto, il percorso informatico è congelato, e nei paesi pian piano si sta fermando tutto.
«Senza un'apposita norma regionale di proroga, vige l'istituzione della Centrale unica di committenza prevista dalla normativa nazionale», sottolinea il presidente dell'Anci Pier Sandro Scano nella nota trasmessa alla Regione. «Si rileva che la maggior parte degli enti locali della Sardegna non ha attivato le procedure previste, anche perché siamo in attesa dell'approvazione della legge di riordino degli Enti locali, ora all'esame della prima Commissione». Dunque, «chiediamo l'approvazione da parte del Consiglio regionale, nella prima seduta utile, di una norma di proroga dell'entrata in vigore della Centrale unica di committenza, come altre Regioni a Statuto speciale hanno già fatto o stanno facendo, al 1 gennaio o anche al 31 gennaio 2016. L'assoluta urgenza della proroga è motivava dalla necessità di evitare la paralisi pressoché totale delle procedure di appalto e affidamento di lavori, servizi e acquisizione di beni. Un blocco che sarebbe particolarmente rovinoso se si tiene conto, ad esempio, delle scadenze legate alla spendita dei fondi europei».
Interviene il segretario regionale di Confartigianato, Stefano Mameli: «In una situazione di crisi come questa, in cui anche il più piccolo appalto pubblico può consentire a un'azienda di “restare viva”, ci sembra inverosimile che si paralizzi l'attività degli Enti territoriali e si perdano i fondi europei. La questione è complessa, ma la Corte Costituzionale, chiamata in causa, ha ribadito la competenza regionale».
Cristina Cossu