Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La Regione: tagli agli sprechi e una nuova rete tra gli ospedali

Fonte: La Nuova Sardegna
13 novembre 2015


La Regione ha presentato il suo progetto di riordino. Obiettivo: spesa annua di 3,2 miliardi da ridurre Ma si punta a migliorare anche la qualità dell’assistenza per risalire nelle classifiche nazionali
di Umberto Aime
 

CAGLIARI. La gente lo deve capire: così non si può più andare avanti. La sanità, in Sardegna, costa troppo, un’esagerazione: 3 miliardi 200 milioni all’anno. Con coraggio o con spregiudicatezza, ma questo lo dirà il tempo, la Giunta ha deciso di mettere le mani nel piatto fumante dopo aver sollevato il coperchio di quella che è una pentola a pressione in ebollizione da troppo tempo.
La scossa. Ora la Regione vuole (anzi, è obbligata a farlo) ridurre la spesa, cancellare gli sprechi, i doppioni e anche l’anarchia. Vuole o vorrebbe rimettere in sesto il «barcone» non solo nei conti, ma anche nella qualità, negli standard e nell’efficacia che – lo dicono le classifiche nazionali – non sempre purtroppo vale un posto in «prima classe». Sarebbe utile cercare anche i colpevoli dell’attuale disavanzo, è di 400 milioni, ma servirebbe a poco se non a mettere su qualche giusto processo. Oggi l’importante è frenare la deriva per non essere travolti dai debiti, o imporre ai sardi (potrebbe accadere comunque) un piano di rientro con l’imposizione dei ticket.
Il piano. «Dobbiamo riorganizzare il sistema, rimetterlo in piedi entro il 2018, specializzarlo, farlo rinascere, legarlo a doppio filo col territorio», ha detto l’assessore alla Sanità Luigi Arru, nel presentare a una sala piena il «Riordino della rete ospedaliera regionale». Ad ascoltarlo, in silenzio – i borbottii per ora ognuno li ha tenuti per sè, –900 persone fra medici, sindaci, politici e associazioni di cittadini, arrivate a Cagliari da ogni angolo della Sardegna. È un riordino necessario per tutti, chi lo nega è in malafede, ma che sin dal momento in cui è partito, a luglio, ha scatenato e scatenerà un putiferio per chissà ancora quanto tempo. Perché? Perché nessun territorio, a ragione o a torto, vuole perdere neanche un posto letto, anche se finora è stato utilizzato poco o nulla, in questo o quel reparto e tanto meno immagina di vedere declassato il suo storico ospedale nella gerarchia sanitaria. Questo la gente non lo accetta, anche se l’annunciata rivoluzione (saranno 211 i posti in meno) dovesse portare un risparmio secco intorno ai 130 milioni in tre anni.
La protesta. «Capisco i territori, ho contato una quarantina d’incontri che ho avuto dovunque nell’isola – ha detto sempre l’assessore – ma se continuiamo a guardarci l’ombelico, perderemo la scommessa di riavere una sanità efficiente ed equa. Siamo disponibili alle correzioni, molte le abbiamo fatte e altre le faremo. Ma dobbiamo partire dalla nostra proposta che non è un taglio della spesa e dell’offerta sulla pelle dei sardi, ma lo ripeto una profonda riorganizzazione di un modello che non funziona più, divora una marea di miliardi ed è molto lontano, non certo per colpa di chi lavora negli ospedali, dalla qualità che ognuno di noi vorrebbe». Se questo messaggio della rinascita passerà, insieme a quello della prossima riduzione dell’Aziende sanitarie, altro candelotto di dinamite da maneggiare con cura, allora la gente (medici compresi) si schiererà con il Piano. Altrimenti sarà davvero alto il rischio – soprattutto quando il disegno di legge dovrà essere discusso dal Consiglio regionale – che scoppi la controrivoluzione. Allora per la maggioranza di centrosinistra sarebbero guai seri, peggio degli attuali con la riforma degli Enti locali. Non ci sono dubbi: la Giunta è alla ricerca del consenso, della condivisione. Per questo, ha fatto male a non invitare all’assemblea di Cagliari i sindacati, a non dare la parola almeno a un portavoce dell’opposizione. Dunque, la strada è in salita e qualche lobby proverà a far deragliare la macchina: «Non ci riusciranno», ha detto Arru.
La proposta. Come detto molto è ancora in corso d’opera, ma il direttore generale dell’assessorato alla Sanità, Giuseppe Sechi, l’ha illustrata. A partire da questa filosofia: liberare gli ospedali dai ricoveri impropri, sono oltre 14mila all’anno su 191mila, e trasferirli, insieme ai malati cronici, in strutture decentrate. Ci saranno solo due poli di alta specializzazione a Cagliari, il Brotzu, e Sassari, l’Azienda mista universitaria, che avranno tutti i reparti per far fronte all’emergenza-urgenza e a qualunque tipo di patologia. Poi, al secondo posto, sette ospedali di primo livello, in cui saranno garanti il pronto soccorso alcune importanti specializzazioni, e che saranno a Cagliari (il Santissima Trinità e l’Azienda universitaria), Nuoro (la struttura sarà rinforzata rispetto alle altre), a Carbonia più che a Iglesias, San Gavino, Olbia e Oristano. Nella stessa categoria dovrebbe esserci anche l’ospedale di Alghero, è ancora in forse, mentre Sorgono vedrà confermato il suo perché è «in zona
disagiata» e anche Tempio avrà un giusto riconoscimento. Nella piramide sanitaria, ci saranno gli ospedali di base, a Lanusei, e 17 case della salute sparse nel territorio ed è «lì che garantiremo a tutti il servizio sanitario di base. Nessuno sarà abbandonato o declassato», ha concluso Arru.