“Territorialità“. Cure spostate dagli ospedali alla medicina locale, con assistenza ambulatoriale e ricoveri di un solo giorno. È questo il paradigma della nuova sanità contenuto nel ddl della Giunta sulla riorganizzazione della rete ospedaliera e ridiscusso oggi in un convegno organizzato alla Fiera di Cagliari proprio per spiegare il significato della ‘delocalizzazione’.
Parterre di medici e politici, al pala congressi: in sala almeno quattrocento persone con l’assessore Luigi Arru a fare da padrone di casa. “Se ci guardiamo l’ombelico – ha detto l’esponente dell’Esecutivo riferendosi alle proteste di questi mesi – abbiamo perso la scommessa su una nuova sanità che non è spending review sulla pelle dei sardi, ma riorganizzazione del sistema”. Quindi la sottolineatura: “Siamo aperti alle correzioni, come ho spiegato in tutti i territori della Sardegna che ho girato da luglio. Ma gli aggiustamenti non possono cambiare la filosofia progettuale, perché l’attuale modello non funziona: costa troppo e non garantisce l’efficienza dei servizi”.
Spostare l’assistenza dagli ospedali ai territori significa intanto “aprire le case della salute“, ha ribadito Arru. La loro localizzazione l’ha discussa Giuseppe Sechi, il direttore generale dell’assessorato. “Alle quattro strutture già attive a Laconi, Villacidro, Lunamatrona e Pula, se ne affiancheranno altre tredici da aprire a Lanusei, Tortolì, Siniscola, Macomer, Bosa, Arbus, Carloforte, Sant’Antioco, Giba, Fluminimaggiore, San Nicolò Gerrei, Mandas e Senorbì”. E sono tutte “in avanzato stato di realizzazione”, chiarisce il Dg.
Nelle case della salute, dove opererà un “team multispecialistico“, si concentreranno gli ambulatori. Per i ricoveri, con reparti per la chirurgia programmata e la medicina, cioè “un assistenza calibrata su una popolazione sempre più anziana, si dovrà invece fare riferimento agli ospedali della salute, secondo tassello della territorialità”, hanno detto ancora Arru e Sechi.
Il convegno alla Fiera è stato voluto dalla Giunta per far conoscere le linee guida della territorialità, “anticipate con la riforma del Consiglio regionale approvata attraverso la legge 23 del novembre 2014”. A conti fatti, una sorta di binario su cui poi è stata incardinato il ddl dell’Esecutivo che è entrato nei dettaglio prevedendo la nuova distribuzione dei posti letto.
Case della salute e strutture di comunità sono la base di una piramide sanitaria che verso l’alto prevede gli ospedali di zona disagiata (Sorgono) e ancora otto Dea di primo livello a Cagliari (con Asl 8 e Aou) più Nuoro, Carbonia, Iglesias, San Gavino, Olbia e Oristano. In cima, gli Hub di Cagliari (Brotzu) e Sassari (Policlinico), a massima specializzazione. Lo schema è stato spiegato da Arru anche in una recente intervista a Sardinia Post (leggi qui).
Al tavolo della presidenza, oltre ad Arru e Sechi c’erano il governatore Francesco Pigliaru, il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, e il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau.
Alessandra Carta
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