Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sant'Elia, Cellino dice addio allo stadio

Fonte: L'Unione Sarda
23 marzo 2009

Ennesimo sfogo del presidente rossoblù dopo la mancata risposta del Comune sul nuovo progetto

«Non lo farò né a Cagliari né altrove. E questa volta non torno indietro»

«Un nuovo stadio? La città ora ha altre emergenze. Eppoi col Comune ho chiuso definitivamente».
«Un nuovo stadio per Cagliari? Ma le sembra che l'emergenza in questa città sia rappresentata dalla situazione in cui versa il principale impianto sportivo? Basta guardarsi attorno. Il problema vero è rappresentato dalla povertà che cresce».
Massimo Cellino, nuovamente in Italia perché recentemente colpito da un grave lutto familiare, alla vigilia del vittorioso match di campionato con il Bologna decide di non abbassare la guardia e di ribadire come «definitiva» la chiusura dei suoi rapporti con il Comune. Chiarendo che la questione della costruzione del nuovo stadio non è più all'ordine del giorno, essendo venuti meno lo stato d'animo e le condizioni economiche per realizzare il progetto.
Da più parti si dice che in maggioranza si sta lavorando per chiedere al sindaco di riaprire la partita stadio. Lei dunque non è più interessato?
«Per me la partita è chiusa. Non ci sono le condizioni per continuare a parlare col Comune».
Eppure negli anni avete sfornato idee, progetti, plastici. Tutto passato?
«Queste sono avventure che vanno affrontate quando il momento storico è quello giusto. Sono occasioni da prendere al volo e per farlo occorre gente sveglia, capace, determinata. Un anno e mezzo fa c'erano tutte le condizioni: la situazione economica generale, un credito sportivo che metteva a disposizione soldi veri, il mio entusiasmo, l'attenzione della città. Oggi queste condizioni non ci sono. Mi manca soprattutto la voglia».
Perché?
«Qualcuno si è messo in testa che io volessi speculare, che mettermi a disposizione un'area sarebbe equivalso a un regalo personale. Come se il Cagliari calcio fosse solo mio. Miei sono gli eventuali debiti, il rischio d'impresa, la preoccupazione per tenere questa squadra a un livello che è ormai un lusso in una situazione economica globale che sta diventando insostenibile. Io mi chiedo come possa un sindaco non impallidire quando questo sconcio di stadio viene mostrato in televisione».
Ma in questa guerra a perderci non rischia di essere solo la città?
«Forse non si capisce che la mia opposizione a questa amministrazione è nell'esclusivo interesse del Cagliari. Perché a preoccuparmi non è lo stadio, mi creda, ma la situazione in cui è questa città. E mi spiace ancor di più perché in maggioranza ci sono tanti giovani che lavorano bene e nell'interesse della città».
Ma non c'era la possibilità di fare lo stadio da un'altra parte e non proprio demolendo il Sant'Elia?
«Il punto non è questo e provo a spiegarlo facendo un esempio: fino a una quindicina d'anni fa il Cagliari durante la settimana si allenava sui campi del Poetto. Mi dissero che dovevamo andar via perché là doveva nascere un ippodromo. Costruii a mie spese il centro di Assemini e lasciammo liberi i campi. Inutile dire che l'ippodromo non è mai nato e che là ora pascolano le pecore. Se costruissimo lo stadio altrove, il Sant'Elia nel giro di pochissimo tempo diverrebbe un monumento alla spazzatura a cielo aperto. Perché se va via il Cagliari lo stadio muore, è ovvio».
È la sua ultima parola?
«Ultimissima».
Si continuerà a giocare nell'attuale Sant'Elia, quindi?
«Certo, finché sarà omologato. Le tribune le ho fatte realizzare a mie spese e invece di ringraziarmi mi hanno criticato. Tengo la squadra ai primi posti della serie A e mi criticano, scordando che, con le sue condizioni economiche, la Sardegna potrebbe al massimo pretendere di avere una squadra che lotta per la salvezza in serie B. Non so fin quanto avrò ancora voglia di reggere questa situazione».
Non ci sarà sotto qualche fatto scaramantico?
«Che c'entra? Ma ricordo solo che a ottobre, quando venivamo da cinque sconfitte consecutive, il sindaco disse che era inutile parlare di nuovo stadio, visto che stavamo scendendo in B. Veda un po' lei.....».
Inutile dire che il primo cittadino ha sempre smentito di aver pronunciato quelle parole. La tensione è sempre alta, ma non è detto che il discorso legato al nuovo stadio sia definitivamente chiuso.
ANTHONY MURONI

23/03/2009