Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Il convento? Lo vendo»

Fonte: L'Unione Sarda
10 novembre 2015


Il proprietario aspetta un'offerta da Comune o Regione - La decisione di Carlo Scano dopo le polemiche su S. Francesco di Stampace

 

«Vogliono che diventi pubblico? Benissimo, aspettiamo un'offerta concreta nella speranza che la parte pubblica porti avanti il sogno di chi ci ha creduto». Carlo Luigi Scano non sbotta, ma vorrebbe farlo. È l'imprenditore che sta portando avanti il progetto del museo d'arte contemporanea nel convento di San Francesco di Stampace, in via Mameli. Il complesso-rudere è suo, prima che lo acquistasse apparteneva a un altro privato. Ai suoi collaboratori ha raccontato di sentirsi un soccorritore preso a bastonate. «Dovrebbe essere un bene pubblico, è un pezzo di storia della città», è la posizione del soprintendente alle Belle arti e paesaggio Fausto Martino.
IN VENDITA E allora pubblico sia, se si raggiunge un accordo, conclude Scano: «La proprietà si rende disponibile alla vendita, ci siamo stancati delle continue polemiche. Eppure l'intervento ha l'obiettivo di rendere il convento fruibile al pubblico». Restituirlo alla città, intende l'imprenditore, inserendo nel pacchetto il museo. «Siamo disponibili, a questo punto, a sederci a un tavolo per discutere l'eventuale cessione, in presenza di una proposta concreta. Ma sarebbe auspicabile che si portasse avanti il progetto museale così come è stato sognato e progettato». Il sogno è il tema ricorrente: un museo che possa nuovamente ospitare il retablo di San Francesco, assieme alle altre opere, un bookshop e un punto di ristoro da affidare gratuitamente a una cooperativa di giovani. Così come quelli che lavorano da mesi al restauro delle volte: calce, inerti e sabbia per quello che è «un restauro». Scandisce questa parola, la ripete allo sfinimento Massimo Faiferri, architetto, progettista e direttore dei lavori, docente di Progettazione architettonica del dipartimento di Alghero: appena sente parlare di volumi aggiuntivi cambia tono.
IL RIPRISTINO Apre la planimetria generale e spiega: «Si tratta del ripristino di volumi esistenti. Ci basiamo su tracce evidenti, documentate e palesi. Tutto approvato da tre soprintendenti e una conferenza di servizi». E il Puc, il Piano particolareggiato del centro storico? «Io non rispondo ai dubbi e alle critiche sollevate: parla la legge, quella che regola le varie tipologie di restauro, perché solo di questo si tratta». E dunque, lascia intendere l'architetto, sono interventi sottratti alle regole al Puc.
Mariangela Lampis

«Mi piace
l'idea
del museo»


L'assessore

Il museo nel convento? «Sono contento che si faccia, questa collaborazione è un bene: non mi spaventa e la ritengo anzi un vantaggio, a patto di garantire la qualità degli interventi». Paolo Frau, assessore comunale all'Urbanistica, vota a favore: «C'è la pretesa che il Comune acquisisca senza porsi il problema della sostenibilità».
Dallo studio dell'Università curato da Caterina Giannattasio, docente di Restauro architettonico, prende spunto il progetto: «Non lo conosco nel dettaglio, ma posso fare un discorso generale. Sono favorevole al cambio di funzione di monumenti storici: per conservarsi, un'opera deve avere una destinazione d'uso utile alla società. Se diventa una forzatura o un accanimento, il discorso decade. Se però è fatto in accordo con i principi della conservazione, reintegrare può dare valore». (m. lam.)