Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Rifiuti, le tariffe restano alte

Fonte: L'Unione Sarda
10 novembre 2015


A Cagliari la Tari più cara: nel 2015 giù solo del 6 per cento - L'importo scende del 15 per cento a Carbonia. Aumento per Sassari, Tempio e Olbia

 

Rifiuti a peso d'oro per i contribuenti sardi. Con la Tasi verso la sostanziale estinzione, l'incubo diventa ormai un'altra sigla, sempre quattro lettere e un cambio di consonante. Si chiama Tari (in passato Tia, Tarsu o Tares, con qualche differenza), è la tassa per finanziare i costi della raccolta e dello smaltimento della spazzatura, e nell'Isola tocca vette altissime. Non è un caso che il poco invidiato record spetti a Cagliari, maglia nera della classifica dei Comuni italiani. L'ultima certificazione, solo in ordine di tempo, è quella firmata dal Laboratorio Ref ricerche per Il Sole 24 Ore che piazza il capoluogo sardo al 104esimo posto su 104 centri, con un importo di oltre 500 euro per una famiglia media. Cifre più o meno simili le ha diffuse nei giorni scorsi anche la Uil, che segnala su Cagliari anche una corsa impazzita della Tari, quasi raddoppiata negli ultimi 4 anni.
LA CLASSIFICA L'elaborazione del Sole mette in luce alcuni dati interessanti. Innanzitutto spicca il divario tra gli importi più bassi e quelli più alti. Si va dai 60 euro di Fermo e i 160 di Belluno (sempre seguendo la simulazione di una famiglia di tre componenti per un appartamento di un centinaio di metri quadri) agli oltre 500 di Siracusa e Cagliari. Lo scenario nazionale vede anche un accentuato squilibrio tra le aree territoriali, con il Sud a sostenere il peso maggiore della tassa sui rifiuti. Le famiglie che pagano meno (sotto i 250 euro) sono soprattutto quelle del Nord, mentre a sborsare oltre 400 euro sono in maggior parte contribuenti del Mezzogiorno e delle Isole, con qualche eccezione nel Centro e nel Settentrione. In Sardegna, dei sette capoluoghi inseriti in graduatoria, dietro Cagliari troviamo Carbonia (358 euro con un calo di oltre il 15% rispetto al 2014), Olbia (348), Iglesias (345) e Oristano (337). Nella parte sinistra della classifica ci sono invece Sassari (41esima piazza con 277 euro e un aumento nel 2015 del 2,3%) e Tempio (263 euro).
IL CASO CAGLIARI «L'Italia delle cento tasse costa a ognuno di noi 8mila euro l'anno». Così la Cgia di Mestre - l'associazione artigiani con un osservatorio molto attento su fisco e tartassati - ha tradotto in soldoni il peso della valanga di tributi che si abbatte sui contribuenti italiani. Tra i vari balzelli prende sempre più consistenza proprio la Tari, «nonostante il servizio di raccolta dei rifiuti erogato nelle grandi città del Mezzogiorno non sia sempre impeccabile». E la Cgia di Mestre ha più volte segnalato, numeri alla mano, la preoccupante escalation delle tasse sulla casa, con Cagliari come uno degli esempi negativi. Così quest'anno la Giunta Zedda e la sua maggioranza, con il pungolo dell'opposizione, hanno deciso di dare una sforbiciata proprio all'odiata Tari. «Un intervento mirato alle famiglie», ha spiegato a suo tempo Massimo Zedda, illustrando alcuni esempi forniti dall'ufficio tributi. Uno “sconto” del 14% per le famiglie di tre componenti fino al 30% dei nuclei più numerosi. «Ci siamo ispirati a Robin Hood», ha aggiunto il sindaco rivendicando la paternità del taglio. Dalle tabelle di Ref-Sole 24 Ore e Uil-Servizio politiche territoriali, viene fuori però un calcolo diverso. E la riduzione, che c'è ma non viene confermata nell'entità, risulta solo del 6,4% per le famiglie medie. A guardare i dati della Uil, poi, spicca un altro primato negativo. Dal 2012 a oggi, a Cagliari, gli importi della Tari sono lievitati di oltre l'85% contro una media nazionale di poco più del 24%. Giusto per fare qualche esempio, a Firenze (dove i cittadini pagano quasi la metà rispetto a Cagliari, circa 240 euro) c'è stato un balzo in avanti di “appena” il 30,6%, a Roma soltanto il 2,3% (con una tassa media di 318 euro).
LE AZIENDE Altro campanello d'allarme, nelle cifre diffuse dal Sole 24 Ore, è il costante aumento della Tari per le cosiddette “utenze non domestiche”, cioè le imprese. In questo caso, per confrontare le diverse realtà, vengono individuate quattro diverse attività economiche. I capoluoghi sardi presi in considerazione sono tre. A Cagliari, sono i parrucchieri a dover pagare di più rispetto al 2014, con un aumento del 43%. Le imprese alimentari si vedono invece tagliare i costi di oltre il 10%. La situazione si rovescia a Oristano, dove però si registra un incremento del 13% per i ristoranti. A Sassari pagheranno di più ristoratori (+23%) e parrucchieri (+20%) e cresce anche la tassa per gli uffici (+16%). Aumenti per le imprese, quindi, non solo per le famiglie. Almeno in questo, la cara Tari è uguale per tutti. (p. st.)