Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Auto sì, auto no: Corso diviso

Fonte: L'Unione Sarda
4 novembre 2015

Il titolare della cartoleria: se si pedonalizza dovremo licenziare. Il pub: più ottimismo

Più che i disagi per i lavori, a preoccupare è il dopo-cantiere

Il fronte del Corso è diviso in questo modo: da una parte i titolari delle attività legate alla ristorazione, favorevoli alla pedonalizzazione, e dall'altra i commercianti, in genere legati a una clientela che si sposta prevalentemente in auto e dunque contrari. Questo, in fondo, il dibattito sulla prospettiva di valorizzare i ritrovamenti archeologici venuti alla luce durante gli scavi per il rifacimento dei sottoservizi (due ambienti di un importante edificio romano di venti secoli fa, con resti di intonaci particolarmente interessanti, dicono gli studiosi). Che i lavori andassero fatti lo accettano tutti, chi più, chi meno. Che i disagi ci siano lo ammettono tutti, anche qui con qualche distinguo: Federico Fenu , per esempio, confessa che al pub Old Square gli incassi siano calati all'ora di pranzo ma a cena, assicura, va tutto come prima dell'avvio del cantiere. «Merito, forse, del fatto che da cinque anni, con la strada aperta o chiusa, siamo aperti 365 giorni all'anno, mattina e sera», ragiona: «Noi stiamo vivendo ogni giorno questa trasformazione del corso con il sorriso. Ai miei vicini dico di non demoralizzarsi e pensare positivo. Se i reperti si possono valorizzare senza creare troppi disagi, ben venga. Io sono pro pedonalizzazione».
Sorride anche Mario Dessì , titolare di una cartoleria dove lavorano sette dipendenti e tre familiari. Sorride ma getta sul piatto i costi sociali dell'opzione no-auto: «Già riuscire a mantenere questo livello occupazionale fino ad aprile, con la strada in queste condizioni, sarà difficile. Quanto alla pedonalizzazione, non potrebbe che essere negativa: la nostra azienda non potrebbe restare così com'è, e a rimetterci sarebbero le persone che lavorano per noi».
Da parte dell'amministrazione comunale si resta alla volontà di valorizzare i reperti già in fase di scavo, espressa dal sindaco Massimo Zedda , dall'assessore ai Lavori pubblici Luisa Anna Marras e dal presidente della Commissione lavori pubblici Maurizio Chessa , che aveva parlato nella doppia veste di amministratore e stampacino: «Sono nato vicino alla villa di Tigellio», aveva raccontato, «so bene che questa è una zona archeologicamente ricchissima».
Tanto entusiasmo non contagia Dessì: «Considerato quello che è stato fatto negli ultimi anni per le cose belle che abbiamo, dall'anfiteatro a villa Tigellio, viene da pensare che dietro tutto questo interesse per ciò che è stato trovato qui al Corso ci sia la volontà di portare avanti il progetto di una pedonalizzazione totale, e di ridurre la strada a un immenso food and beverage ».
Dietro il bancone dell'Ottica Gasperini, Marcello Mortero ha la faccia tirata: «Incassi crollati», dice. «Così è veramente tosta». Pedonalizzare? Un film già visto: «Senza le macchine, per noi, non ci sono incassi. L'abbiamo sperimentato dieci anni fa, quando per rifare la piazza qui davanti la strada restò chiusa per un anno e sei mesi. Per chi fa ristorazione è diverso: qua il venerdì e il sabato notte è pieno di gente ma noi siamo chiusi. Noi lavoriamo la mattina».
Passaggio delle auto fondamentale anche per il negozio di calzature di Alfonso Bifulco : «Pedonalizzare? Solo in determinati periodi dell'anno e in determinati orari, non 365 giorni l'anno. Per esempio le sere del fine settimane, d'estate, proponendo qualcosa di carino. Basterebbero dei dissuasori automatici».
Jacqueline Orgiano , del Fly bar: «La pedonalizzazione, qua, si farà. E per noi è positivo. Il problema sarà permettere alla gente di trovare parcheggi nei dintorni, attrezzare qualche area. E la difficoltà non riguarderà solo le auto ma anche il passaggio dei mezzi pubblici».
Gianluca Piras , titolare di un negozio di attrezzature per trekking e arrampicata, è nel mezzo: non crede granché all'effetto attrattivo dei resti archeologici ma non demonizza la pedonalizzazione: «Ormai sono così i centri storici delle città di tutta Europa, a patto che ci siano i servizi. E bisognerà abituare i clienti: i cagliaritani continuano a pretendere il parcheggio davanti al negozio».
Marco Noce