Cagliari
L’architetto Stefano Boeri, direttore artistico di Festarch, sposa il progetto del borgo della creatività
«Ecco come immagino l’ex Manifattura»
Restano le frizioni tra Soru e Comune, infranto il sogno di Pellegrini
ANDREA MASSIDDA
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CAGLIARI. L’idea forte di Renato Soru è quello di farla diventare un grande fabbrica della creatività, con aule universitarie, laboratori gestiti da talenti, sale prova per le band cittadine, una cineteca ma anche spazi destinati alle imprese, specie a quelle orientate verso le nuove tecnologie. Un progetto che trasformerebbe l’area dell’ex Manifattura Tabacchi in un borgo per gli artisti grande 90mila metri cubi e in grado di far incontrare chi ha le intuizioni con chi ha il capitale per trasformarle in business. Per dirla come come Stefano Boeri, architetto, direttore della rivista «Abitare» e direttore artistico di Festarch (ma anche colui che ha l’incarico di ridisegnare La Maddalena in vista del prossimo G8): «Un incubatore per creare sviluppo e occupazione».
Soltanto un sogno ad occhia aperti? Forse no, visto che lo spazio - ritornato da un anno alla città (più precisamente alla Regione) ha esaltato i cagliaritani. Al punto che ognuno ha pensato a come sfruttarlo. Gli esempi non mancano. L’amministrazione comunale - tanto per citarne uno istituzionale - attraverso l’assessore alla Cultura Giorgio Pellegrini ne rivendica proprietà e gestione immaginandoci il primo museo italiano della Scienza e della Tecnologia dei Fenici. Peccato che la sua idea sia andata a scontrarsi dritta dritta sul presidente della Regione, che dopo aver vinto la lunga battaglia con il demanio, di cedere il controllo dell’ex Manifattura non ne vuole proprio sapere.
Risultato? Un immenso quartiere nel cuore di Cagliari pressoché inutilizzato, una suggestiva opera architettonica alla quale, ironia della sorte, manca un’architettura gestionale. E se l’assessore comunale all’urbanistica, l’architetto Giovanni Maria Campus, immagina di buttarne giù i muri di recinzione per regalare un rione «vivo» ai cagliaritani, il collega Boeri insiste con la visione della factory. «L’ex Manifattura - spiega - sembra una piccola città nella città. Così, a mio avviso, la logica corretta non può che essere quella di conquistarla piano piano». Nel resto del mondo gli esempi non mancano di certo. «Se penso a idee simili diventate qualcosa di concreto - contina Boeri - immagino le azioni di riqualifica che sono state fatte per certi spazi di Parigi, New York o Berlino. Luoghi chye sono diventati davvero un punto di contatto tra artisti e uomini d’affari, in grado di liberare tutte le conseguenze virtuose che possono sortire da certi incontri».