Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ex Marino, nuovo ricorso al Tar

Fonte: L'Unione Sarda
29 ottobre 2015

 


Prosperius: se la Regione non firma si nomini un commissario - La società vincitrice del bando non può cominciare ad avviare i lavori

 


Il pasticcio dell'ex Marino torna davanti al Tar. «Obbligate la Regione a firmare il contratto per la nuova vita dell'obbrobrio del Poetto o nominate un commissario che lo faccia»: questo chiede la Prosperius in Sardegna srl ai giudici amministrativi con un ricorso depositato all'inizio del mese.
La società con base in Toscana vuole trasformare il rudere in una clinica riabilitativa: ha vinto un bando di nove anni fa. Ma da viale Trento, con un rimpallo tra l'assessorato all'Urbanistica e quello alla Sanità, non arrivano risposte ufficiali. E l'ex ospedale resta brutto e a pezzi. In un limbo burocratico sul quale a breve si pronuncerà il Tar, chiamato a decidere con un lungo documento redatto dall'avvocato Giuseppe Stancanelli. «L'udienza è fissata per il 17 dicembre», dice Mario Bigazzi, patron della Prosperius, «vediamo come va a finire. Vogliamo risposte». Le stesse che aspettano i cagliaritani, pro o contro la clinica. Basta che siano definitive. E se i provvedimenti dei giudici devono essere ancora scritti, nel ricorso sono ricostruiti i passaggi di una vicenda che oscilla tra l'assurdo e il ridicolo.
Il 26 marzo 2006 la giunta regionale, governatore Renato Soru, detta le linee di indirizzo per la rinascita dell'ex Marino. Il bando per la concessione, lunga 50 anni, viene pubblicato nel luglio successivo: l'unica destinazione esclusa è quella alberghiera. Due le offerte presentate: una di un gruppo di imprese che fa capo agli imprenditori Sergio Porcedda e Antonio Macciotta (poi coinvolti nel crac del Policlinico di Quartu), l'altra della Prosperius. Vince la cordata cagliaritana ma, dopo un doppio passaggio tra Tar e Consiglio di Stato, nel 2010 la graduatoria viene capovolta. Ma non è finita. Perché la trasformazione in clinica riabilitativa per post acuti, con 80 posti letto, deve ricevere la benedizione delle conferenze di servizi: tutti gli enti interessati, dal Comune al Demanio, passando per Asl e assessorato regionale agli Enti locali, si incontrano sette volte. In Municipio viene anche approvata una variante al Puc, il 9 ottobre 2012. Il 2 aprile 2014 la svolta: arriva l'aggiudicazione definitiva della concessione dell'ex Marino. Ma è solo l'inizio dello stallo.
Il 28 dello stesse mese compare una nota dell'assessorato alla Sanità: il direttore generale comunica il mancato coinvolgimento dei suoi uffici e «ambiguità terminologiche» nel progetto della Prosperius. In ballo ci sono gli accreditamenti: ogni posto letto dovrebbe ricevere una quota di soldi pubblici. Che nessuno in Regione vuole sborsare. A dicembre dell'anno scorso l'assessore agli Enti Locali, Cristiano Erriu, annuncia che l'aggiudicazione verrà revocata. Ma, ancora, non succede nulla. Fino allo scorso 18 febbraio, con una nuova conferenza di servizi convocata «ai fini della verifica dei presupposti per la prosecuzione del procedimento», perché, si legge nel ricorso, in assessorato sostenevano che «a seguito dell'aggiudicazione si pone il problema del contratto». Che, nonostante gli anni trascorsi, non è mai stato firmato tra società e Regione.
Da allora, stando al documento depositato, la Prosperius non ha più ricevuto comunicazioni. «Nessun seguito», scrive l'avvocato, «ha avuto quella singolare riunione. In particolare alla società ricorrente non è stata comunicata la soluzione a quello che il presidente aveva definito come il problema della stipula del contratto. Il silenzio più assoluto». Nel ricorso si richiama anche una diffida, di febbraio, nella quale la società parlava di mancati introiti per l'impossibilità a operare. Un preavviso di causa milionaria. Il legale sostiene anche che l'accreditamento dei posti letto sia obbligatorio per la Regione, anche senza una deroga di legge simile a quella arrivata per gli arabi del Mater Olbia. La Sardegna, è la tesi, senza i posti letto dell'ex Marino spende 2,5 milioni all'anno per cure fuori dall'Isola. La parola ora ai giudici. O alla Regione.
Enrico Fresu