Vertice di 66 sindaci del nord dell’isola per rivendicare pari dignità con Cagliari. E in Regione si crea un fronte che chiede ampie modifiche al piano di riassetto varato da Erriu
di Giovanni Bua
SASSARI. C’è chi è pronto alla guerriglia in commissione e in aula, e chi chiede di creare un coordinamento dei consiglieri del Nord per affondare la Riforma. Chi si fida del buon senso dell’assessore Erriu e del presidente Pigliaru e invita alla calma. E chi non si accontenterebbe nemmeno di due città metropolitane. C’è chi vorrebbe rivolgersi direttamente all’Unione Europea, chi dà tutta la colpa al solito Renzi e chi invece spiega che a fare il danno è stata «la solita insulsa classe politica cittadina».
Città metropolitana, sindaci del Nord Sardegna in rivolta
SASSARI. I sindaci del territorio si sono riuniti nella sala del comando dei vigili urbani di Sassari, su invito del primo cittadino Nicola Sanna, per affrontare il tema della riforma degli enti locali. In queste immagini gli interventi dei sindaci: Nicola Sanna (Sassari), Franco Cuccureddu (Castelsardo), Leonardo Ladu (Ozieri) e Francesco Fois (Bultei)(video Mauro Chessa)
La pattuglia. Si declinano in molti modi gli umori e le intenzioni della nutrita pattuglia di consiglieri regionali eletti nel Sassarese a pochi giorni dall’approdo in aula della riforma degli Enti Locali 3.0, ma su una cosa, complice la crescente pressione della loro base elettorale, la linea sembra concorde: nonostante il secco no di Cristiano Erriu, e di Francesco Pigliaru, la partita per l’area metropolitana del Nord non è ancora chiusa.
LEGGI ANCHE:
cristiano erriu
Regione, Erriu boccia Sassari: no alla città metropolitana, si farà solo a Cagliari
L’assessore agli Enti locali non torna indietro nonostante gli appelli. Le ragioni: decidono i numeri, la densità urbana è nettamente superiore
Ne sono sicuri i 66 sindaci del territorio che, su invito del primo cittadino di Sassari Nicola Sanna, questo pomeriggio si sono riuniti al comando di polizia municipale in via Carlo Felice. Ma anche i consiglieri regionali che si preparano a dare battaglia, prima di tutto nelle commissioni.
Commissioni. Battaglia che potrebbe iniziare questo pomeriggio, con l’esame della Riforma che arriva in IV per un parere consultivo, non determinante e per questo più facile da negare se si vuol dare un segnale politico senza far troppi danni.
«Noi – spiega il consigliere di Forza Italia Antonello Peru, che della commissione regionale fa parte – stiamo preparando gli emendamenti da consegnare. E l’impegno è trasversale, come la convinzione che un’area metropolitana solo a Cagliari finirebbe per aumentare il gap infrastrutturale con il resto dell’isola e a desertificarla. A mio avviso il disegno, nazionale e a cascata regionale, è proprio questo: centralizzare tutto e fare cassa. Non possiamo permetterlo».
Nessun danno. Sempre in IV (ma anche unico rappresentate del Nord in commissione Autonomia, dove il disegno è all’esame) è anche Salvatore Demontis (Pd), che la sua posizione sul tema ha chiarito in un articolato intervento: «Il modello con due città metropolitane nell’isola – spiega – è sicuramente imperfetto, ma comunque buono. Con un’area metropolitana estesa alla “vecchia” Provincia di Sassari che competa a livello europeo cercando di essere efficace nella programmazione strategica e nell’attrarre investimenti. Non sarebbe in grado di competere con i più forti? Non è detto. Ma se anche fosse quale sarebbe lo svantaggio per l'intera Sardegna? Perché non lasciarci provare?».
I margini. Sulla stessa linea Gavino Manca (Pd): «Io condivido la preoccupazione sui tempi, e sono sicuro dell’onestà intellettuale di Pigliaru ed Erriu. Però su una materia così complessa è delicata è evidente che un approfondimento è necessario. Anche perché se ci sono i margini per raggiungere un accordo condiviso, magari anche con l’opposizione, il tempo si finisce per recuperarlo invece che sprecarlo in guerriglie d’aula. Alla fine una sintesi andrà trovata, ma comunque su un punto bisogna essere chiari: eventuali impegni compensativi tra territori vanno chiaramente previsti nelle norme».
No alla guerra. Contro la guerriglia d’aula anche Roberto Desini (Sovranità democrazia e lavoro): «Sono convinto che si siano le condizioni per un’area metropolitana nel Nord, che sta già dimostrando di essere in grado di lavorare in ottica di area vasta, mettendo da parte bandiere e campanili. Sono molto fiducioso che si possa aprire un ragionamento con l’assessore e il presidente. Senza colpi di mano e guerriglie, che davvero non darebbero una buona immagine di questa maggioranza».
Aula intelligente. Ottimista, anche se più sibillino, Gaetano Ledda (Misto): «Sembrerebbe tutto deciso ma io non ci credo. Non si può perdere un’occasione così grande. E io, che ho molta fiducia nella saggezza dell’assemblea, sono sicuro che non la perderemo».
In chiaroscuro l’intervento di Daniele Cocco (Sel), che: «è pronto a una battaglia unitaria sulla riforma degli enti Locali», ma prima: «voglio che ci vengano spiegati bene i dettagli di una riforma nella quale ci sono troppi punti oscuri. La sola battaglia, sacrosanta, su Sassari, non basta. Bisogna anche capire cosa sarà della “periferia” del sassarese. Cosa c’è in campo per le zone interne, e per chi è fuori dallo schema mono o bi-polare che sia. Insomma bisogna partire dalle aree omogenee territoriali, come Sel ha sempre detto».
I duri. Durissimo Marco Tedde (Fi): «Rischiamo di perdere tutto per una ripicca di Pigliaru ed Erriu. Ma il colpo non riuscirà. I margini per intervenire ci sono ancora, anche perché quello sulla densità di popolazione è un falso dato. Si tratta di avere davvero una volontà politica. Basta parlare di Cagliari-centrismo. Qui il problema è il Sassari-marginalismo, in cui ci stiamo colpevolmente autorelegando». All’arrembaggio anche Marcello Orrù (Psd’Az): «Erriu persiste, con una faziosità e arroganza inaccettabile, nell'intento di portare avanti una riforma totalmente incentrata su Cagliari. Ecco perché serve un'azione urgente e forte: creiamo un coordinamento che unisca sindaci e consiglieri regionali del territorio per bloccare la riforma e non farla passare in Consiglio».