Ritrovamento nel Corso: i lavori ripresi dopo un mese di stop - Archeologia, affiorano due ambienti di un importante edificio vecchio di duemila anni
Cocci, una parete color ocra, un piccolo muro costruito con mattoncini di terra cruda che hanno resistito al passare di venti secoli: affiora in pieno centro un pezzo di storia romana. Due ambienti appartenenti a un edificio (troppo presto per dire se pubblico o privato, in ogni caso «importante», secondo gli archeologi) sono emersi durante gli scavi nella parte alta del corso Vittorio Emanuele II, all'altezza dell'incrocio con via Sassari, insieme a un tratto dell'antica rete fognaria.
La notizia, buona per la cultura ma potenzialmente pessima per le ricadute su viabilità e commercio, è stata data in conferenza stampa ieri pomeriggio dal sindaco Massimo Zedda e dall'assessora ai Lavori pubblici Luisa Anna Marras insieme ai soprintendenti ai beni archeologici Marco Minoja e ai beni culturali Fausto Martino.
STUDIO Negli scavi, protetti da una tettoia, l'archeologo Enrico Trudu ha lavorato per un mese sui ritrovamenti (il cantiere si è fermato dal 16 settembre al 19 ottobre, dopo che il soprintendente Martino, una volta documentati i resti dell'antica rete fognaria ha dato l'ok ) e continuerà a farlo per almeno un altro mese: nel frattempo i lavori per la realizzazione delle reti (fogne, gas, acque piovane) proseguiranno e si concluderanno, garantisce l'amministrazione, il 30 aprile 2016, con un mese di ritardo sul calendario previsto. Non solo: per Natale la parte ora interessata dal cantiere dovrebbe essere già percorribile. «Per il 15-16 dicembre, il tratto fra via Sassari e via Angioy dovrebbe essere già lastricato», ha annunciato l'assessora, «mentre in quello tra via Angioy e piazza Yenne dovrebbe essere pronto il massetto»: un po' come avvenne l'anno scorso in via Garibaldi.
VALORIZZARE L'intenzione, condivisa da amministrazione comunale e soprintendenze, è di valorizzare il ritrovamento «compatibilmente con le esigenze della viabilità e la vocazione della zona». Sulle modalità (cupola di vetro? recinzione?) è ancora presto per dire qualcosa: è in corso un confronto collaborativo fra gli enti; il sindaco, però, ha citato come esempio l'area dell'antica chiesa di Santa Lucia, in via Sardegna, e sottolineato il ruolo di «attrattori di flussi turistici» che gli scavi possono esercitare.
REPERTI Il ritrovamento non è una sorpresa: «Ci troviamo in una parte importante della città romana», ha spiegato Minoja, «tra il foro, che si trovava più o meno dove ora c'è piazza del Carmine, e la cinta muraria». Zedda ha detto anche di aspettarsi ritrovamenti ancora più cospicui quando gli scavi si sposteranno in via Angioy.
Il soprintendente e la funzionaria Giovanna Pietra hanno definito «di grande interesse» i ritrovamenti, soprattutto per gli intonaci molto ben conservati («siamo al livello di quelli della villa di Tigellio»). Tra i reperti, anche un pezzo di muro realizzato con i mattoni di terra cruda, piuttosto rari da ritrovare integri dopo tanti secoli. «Abbiamo raccolto circa 50 casse di materiale», ha raccontato l'archeologo Enrico Trudu.
Marco Noce