Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Mi piace riciclare storie di famiglia»

Fonte: L'Unione Sarda
22 ottobre 2015

Fino a domenica al Massimo di Cagliari con Esodo

Valentino Mannias, attore di talento, alla riscoperta del tempo perduto ma con lo sguardo al futuro « I l teatro come sport del pensiero. Come stimolo per l'essere umano». Parte da qui, dalla riscoperta di qualcosa che si è perduto nel tempo, la storia di Valentino Mannias. Classe 1991, primo sardo a essere ammesso alla scuola di recitazione Paolo Grassi e fresco d'investitura come miglior attore al Premio Hystrio, Mannias ricomincia dalla Sardegna portando in scena al Teatro Massimo di Cagliari (produzione Sardegna Teatro) lo spettacolo Esodo , tributo a Sergio Atzeni nel ventennale della scomparsa.
« Esodo è il frutto di un racconto che mi fece mio padre - racconta -. Negli anni Settanta studiava a Lignano Sabbiadoro e non potendo tornare per Natale era rimasto lì a lavorare con un altro ragazzo nuorese. Facevano i camerieri in un ristorante di Majano di Friuli. Li ho immaginati alle prese con gente completamente diversa da loro. La storia mi ha incuriosito e ho deciso di fare uno spettacolo mischiandola con un libro di Atzeni “Il quinto passo è l'addio”. Mi sono ispirato al ritmo di narrazione del personaggio, questo dj che parte per Roma». Uno spettacolo dove non è importante la cronologia, ma l'immagine. L'esodo di tre generazioni di sardi: negli anni Trenta, Settanta, fino a oggi. Una migrazione senza tempo. Un popolo che si sposta di continuo. «E ora per me è arrivato il momento di portare qui ciò che ho imparato. Costruire con amore un momento di formazione dove sarà possibile vivere questo luogo come uno spazio pubblico».
Storia, quella in scena al Massimo fino al 25 ottobre, che si avvicina al percorso di chi l'ha scritta e che viene da una terra dove si dice che “per i giovani non c'è futuro”. «La Sardegna non mi dava quello che ho potuto avere fuori, che poi non è stato altro che la mia volontà canalizzata in un percorso di studi di alto livello». Formazione, chiave di ogni mestiere e vocazione. Lacuna della Sardegna teatrale. «È una parola importante in tutte le discipline del teatro. Ora ci sono corsi anche per i fonici. Prima ti sedevi accanto a un tecnico delle luci e imparavi perché avevi buona volontà, e lui forse la pazienza di insegnarti. Invece la formazione deve andare di pari passo con la ricerca delle storie sarde, di cui l'Isola è piena». Un teatro fuori dal teatro. «Già dai primi anni di Accademia sentivo che le storie che mi raccontava mia nonna erano molto più teatrali, più forti, più belle, più catartiche di quelle che io recitavo a scuola. Mi facevano ridere, poi piangere, poi ragionare. Occorre imparare a raccontare, con la stessa luce che aveva mia nonna quando parlava. Ed è a questa donna la prima attrice della famiglia - rivela Valentino - che si deve il secondo spettacolo (in cartellone a novembre) dal titolo Giovanna detta anche Primavera . «Spesso riciclo storie di famiglia. Così nascono e le coltivo. Dobbiamo essere consapevoli della possibilità artistica-antropologica dell'Isola. Nei prossimi anni vorrei fare questo: accendere una luce di entusiasmo alla quale non puoi dire di no. Ispirare i ragazzi in maniera viscerale e indimenticabile. E pubblicare una nuova drammaturgia sarda. Non rimaniamo fermi alla commedia popolare. Ricordiamoci di essere curiosi, è la cosa più difficile».
Simona Arthemalle