Nel bilancio proposto dal governo un'altra brutta notizia per l'Isola
Il governo affonda ancora la scure sui Comuni e li obbliga a contribuire alla finanza pubblica con 300 milioni di euro all'anno, a partire dal 2016. Con buona pace delle rassicurazioni, ribadite più volte ai sindaci, sulla fine dei tagli.
È una sorpresa spuntata dal testo della Legge di stabilità approvato dal Consiglio dei ministri. Nelle slide di Renzi non c'era, ma la versione completa della manovra prevede che i 300 milioni arrivino dai Comuni «delle regioni a statuto ordinario e delle regioni Sicilia e Sardegna». Il presidente dell'Anci sarda, Pier Sandro Scano, prima di dichiarare guerra aspetta di «leggere la bozza definitiva» della legge, ma se i tagli fossero confermati «sarebbe una violazione degli accordi da parte del governo e noi ci batteremmo». Più duro il presidente dell'Associazione nazionale piccoli Comuni (Anpci), Fabrizio Mereu, che parla di «situazione al collasso».
«DELUSIONE» Le premesse non sono buone e la Legge di stabilità non sembra rispondere alle richieste dei Comuni. «Siamo delusi perché abbiamo detto tante volte che sarebbe stato opportuno mettere fine ai tagli nei confronti degli enti locali», dice il presidente Scano.
Il muro contro muro tra l'Anci e il premier Matteo Renzi forse è solo rinviato. Il taglio complessivo di 300 milioni costerebbe alla Sardegna da un minimo di 7 a un massimo di 12 milioni di euro: non una cifra esorbitante, ma «conta il gesto simbolico di un governo che, se taglia, sta violando gli accordi presi», nota Scano.
LA CRISI È un futuro apocalittico quello previsto da Fabrizio Mereu che parla di «rischio estinzione dei piccoli Comuni. Se il taglio viene confermato dovremmo mettere in campo azioni decise ed eclatanti».
In Sardegna il problema tocca la maggior parte dei centri, con i sindaci che «per tenere in vita quei pochi servizi essenziali saranno costretti ad aumentare le tasse», lamenta Mereu. Poi aggiunge: «Mi chiedo cosa ci sia ancora da tagliare. I sindaci fanno di tutto per risparmiare, con grandi sacrifici, e la situazione diventa ogni giorno più preoccupante». Per Mereu ormai la fiducia in una soluzione è ai minimi storici, perché «è dal 2008 che parliamo di questi problemi senza riuscire a risolverli». Ancora più amara la considerazione sul ruolo del sindaco che «non ha praticamente più nulla da amministrare. Se hanno intenzione di far sparire i piccoli Comuni lo dicano pure».
LE TRATTATIVE Questa ulteriore sforbiciata si lega ad altre due partite importanti tra governo ed enti locali: si tratta dell'eliminazione della Tasi e dell'Imu e dell'uscita dal Patto di stabilità. Per le amministrazioni rinunciare all'Imu e alla Tasi significa perdere un introito importante che, in Sardegna, vale circa 400 milioni di euro. «Il governo ci ha rassicurato sulla compensazione della cifra», sottolinea Scano, anche se da indiscrezioni di Palazzo Chigi c'è il rischio di una stima inferiore del gettito complessivo, di altri 300 milioni di euro.
Sull'uscita dal patto di stabilità «l'Anci era stata molto netta chiedendo che fosse l'ultimo anno», ricorda il presidente, «anche se per ora sappiamo solo che potrebbero proporre un pareggio di bilancio temperato ma non abbiamo dettagli».
I RETROSCENA Il 28 ottobre a Torino, l'Anci terrà l'assemblea annuale al quale è invitato anche Renzi.
«Se fino ad allora le cose non avranno preso un'altra piega e saranno confermati i tagli per il premier non sarà una passerella», dice Scano. Ci si aspetta che anche il presidente nazionale, Piero Fassino, assuma una posizione più netta nei confronti del premier, anche perché all'interno dell'Associazione spuntano voci di malessere.
La rottura con i sindaci della Lega è il segnale di quanto molti sindaci non si sentano più rappresentati nelle trattative col governo. Quindi l'Anci ha davanti un bivio che significa scontro con lo Stato o rottura interna, che potrebbe costare al presidente la conferma della carica.
Matteo Sau