Tuttestorie Con un grande volo di palloncini si è conclusa ieri la rassegna all'Exmà
C hissà se Beatrice ricorda bene. Lei dice di aver partecipato a tutti i festival, che sono dieci e lei ha dieci anni. Non avrebbe torto a dirlo, perché tra i vari laboratori di lettura proposti dal Festival Tuttestorie, in questo decennio, alcuni erano proprio dedicati alle mamme in attesa. Potrebbe anche essere che le piaccia così tanto andare all'Exmà, proprio in quei giorni dell'anno in cui si popola di personaggi stravaganti e famosi, che scrivono e illustrano libri meravigliosi, invitano a giocare, disegnare, cantare, costruire, scrivere, che le sembrerà naturale esserci nata lì, al festival dei libri per bambini e ragazzi di Cagliari. Comunque stiano le cose, rimane il fatto che a ottobre, dal lontano 2005, c'è la festa del libro, in cui tutti -figli, madri, padri, insegnanti, animatori, bibliotecari- si ritrovano come tra amici, si raccontano un anno di letture, riconoscono i loro autori preferiti, ne scoprono di nuovi, si scambiano suggerimenti.
Un appuntamento che si aspetta e per il quale ci si prepara. E che quando si conclude, come ieri sera, nella piazza dell'Exmà, con lo spettacolo finale, il consueto lancio dei palloncini, centinaia di persone sulle scale e tutt'intorno, lascia un po' di malinconia. Ad accompagnare i padroni di casa, Bruno Tognolini e le libraie di Tuttestorie Cristina Fiori, Manuela Fiori e Claudia Urgu, per i saluti e i ringraziamenti finali, stavolta c'era anche il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda con la maschera sul volto di Iron Man. Del resto, non poteva mancare chi in quest'edizione dedicata all'Extra, ossia al fuori dall'ordinario, ha avuto il potere, suo malgrado, di chiudere il festival per un pomeriggio e una mattina -non era successo mai- a causa di un'allerta meteo che era nelle previsioni ma, meno male, lì è rimasta. Può essere però, che il sindaco abbia anche il potere -oltre quello di «chiudere le scuole un giorno sì e uno no» che lo ha reso popolarissimo tra i ragazzi e inviso alle mamme- di consegnare un nuovo spazio alla manifestazione. «Potrebbe essere la Manifattura Tabacchi», suggerisce Manuela Fiori. Come l'Exmà, è un luogo al centro della città, facilmente raggiungibile, ma più ampio, con vari spazi chiusi che consentirebbero di far fronte alla pioggia, o a particolari condizioni climatiche, salvaguardando l'atmosfera calda e festosa che è una caratteristica di Tuttestorie. Allo stesso modo, permetterebbe di garantire la contemporaneità di numerosi eventi, che, a partire dal libro, esplorano le varie espressioni della creatività. La pagina scritta, spiega Manuela Fiori, autrice dell'originale mostra “Repertorio dei misteri della mia infanzia”, allestita all'Exmà per il Festival, è l'occasione, per parlare di altre forme d'arte: il teatro, l'illustrazione, la danza. Non a caso, il sottotitolo della rassegna è “Racconti, visioni e libri per guardare più in là”.
A dieci anni dal suo esordio, la manifestazione, che ha indagato i temi più svariati, dalla libertà al cambiamento, dai segreti alla casa, dall'incomprensibile alla sorpresa, vuole crescere. E nei desiderata sia degli organizzatori sia di quella vasta e ramificata rete di collaboratori che l'appuntamento ottobrino ha creato nel tempo, coinvolgendo persone e associazioni con competenze e professionalità diverse, c'è la possibilità di trasformare in spazi permanenti mostre e laboratori per i bambini che li renda protagonisti della loro città. Come lo sono stati per questi quattro giorni, da giovedì a domenica. Perché possano maturare quella fiducia in se stessi a cui li ha sollecitati Bruno Tognolini, a conclusione dello spettacolo finale. C'è del talento in ognuno di noi, ha suggerito il poeta e scrittore cagliaritano nella drammaturgia di “Finale extravanato”, portato in scena da Maria Loi, Fabio Marceddu e Donatella Martina Cabras (regia di Maria Loi, oggetti e costumi di Paoletta Dessì). In ognuno di noi l'ordinario e lo straordinario si mescolano, nutrendosi l'uno dell'altro. E cosa è davvero Extra, cos'è ordinario? Nelle vite, nelle infanzie, nei festival?
Franca Rita Porcu