È tensione sulla Protezione civile: molte più allerta dopo la nascita del polo decentrato
«Codice rosso in tutta l'Isola anche quando non è necessario»
Sulla carta doveva servire a semplificare e migliorare il sistema di previsione dei rischi, concentrando in un unico apparato le previsioni meteo, la diffusione delle allerte e la gestione di eventuali emergenze. Invece nonostante sia nato da poco (il primo gennaio 2015) il Centro funzionale decentrato della Protezione civile si è già scontrato con le lamentele dei sindaci, indotti dai bollettini a sbarrare gli uffici e le scuole tre giorni in poco più di una settimana. I primi cittadini hanno toccato con mano alcune storture della burocratizzazione del sistema di allarme, che dovrebbe essere distinto per zone, ma di fatto non sempre lo è.
L'ALLARME-FLOP Lo dimostra il «codice rosso» diramato per la giornata di sabato per quasi tutta la Sardegna: solo in Baronia le piogge hanno creato disagi, mentre su tutto il sud dell'Isola splendeva il sole. Il Centro funzionale decentrato, che dovrebbe «fornire un servizio continuativo per tutti i giorni dell'anno e, se necessario, su tutto l'arco delle 24 ore giornaliere», come specificato sul sito internet della Protezione civile, in quell'occasione si è accorto che sul Cagliaritano c'era un rassicurante bel tempo solo dopo mezzogiorno. In compenso, sullo portale Sardegna Ambiente, si poteva trovare in evidenza il bollettino quotidiano per il pericolo di incendi (ovviamente quasi nullo, a ottobre inoltrato).
Sul ritardo potrebbe aver influito il guasto al radar di monte Rasu, controllato dall'Arpas (che da gennaio cura il settore meteo del Centro funzionale decentrato). La Protezione civile ha smesso di ricevere le immagini dell'impianto dalle 5 di sabato e per questo, come ha specificato in tutti i bollettini successivi, non era in grado di «produrre un aggiornamento della situazione meteo». In pratica: nel momento di massima allerta il Centro ha operato al buio, senza poter vedere la pioggia che cadeva in quegli istanti. Un black out che non ha avuto grosse ripercussioni solo perché il tempo è migliorato e l'allarme è passato.
I NUMERI Ma nel mirino dei sindaci, che hanno chiesto un incontro con governatore e assessore all'Ambiente, rimane l'eccessiva facilità con cui vengono diramate le allerte. Ecco i numeri: in questi primi dieci mesi di attività del Centro funzionale, le giornate in cui è stata dichiarata una «criticità elevata», cioè l'allerta massima, sono state otto in tutto. Quattro a ottobre, tre a settembre, una a marzo (limitata al versante orientale dell'Isola). Nel 2014, quando il Centro sardo non era ancora attivo, non c'è stato nessun codice rosso. Nel 2013 sono stati quattro, nel 2012 due.
LA POLEMICA «Tenere in scacco un'intera Isola per due gocce di pioggia francamente mi sembra troppo. Il rischio è che di questo passo la gente non creda più alla Protezione civile e che i sindaci siano quasi quotidianamente esposti al pubblico ludibrio», attacca il consigliere regionale dei Riformatori Michele Cossa, che chiede al presidente Francesco Pigliaru di riferire in Aula su quello che è successo nelle ultime settimane.
LA DIFESA Il sindaco di Elmas (e consigliere regionale del Pd) Valter Piscedda sceglie di andare controcorrente rispetto agli altri primi cittadini e difende il Centro funzionale decentrato: «Se è vero che noi sindaci non dobbiamo accettare di essere lo scaricabarile di responsabilità altrui, allo stesso modo non dobbiamo scaricare le nostre responsabilità su altri. Il sistema della Protezione civile è un sistema studiato e attuato a livello nazionale, e finalmente, con questa giunta regionale, è perfettamente operante e funzionante anche in Sardegna. Loro hanno il compito di dare l'allerta, a noi sindaci spetta intervenire sulla base dei piani comunali e della realtà dei nostri territori».
Michele Ruffi