Tuttestorie Oggi alle 18 racconterà il suo amato lavoro al pubblico cagliaritano
« C i sarà un giorno in cui il Governo verrà a bussare alla mia porta e mi dirà di smetterla di scappare e divertirmi e di iniziare a lavorare». È l'ironico epilogo che Chris Riddell (Città del Capo, 1962), celebre illustratore inglese per ragazzi ma anche vignettista politico per la rivista The Observer, immagina possa concludere la storia quasi magica di cui si sente protagonista da una vita. Sotto il sole di Cagliari, troppo caldo per un uomo che si dice a suo agio sotto la pioggia, racconta di aver iniziato a costruire vie di fuga dalla realtà quand'era piccolissimo. Mentre suo papà predicava - era un pastore anglicano - doveva stare buono e zitto. Così la mamma gli dava una matita e un foglio. Lui ne ha fatto da subito strumenti per evadere dalla realtà e conquistare spazi lontani. Ha prima rivelato le tappe di quel viaggio, buonanotte per buonanotte, alla secondogenita dei suoi 3 figli, ora ventiduenne. Dopo averne testato la percorribilità, ha deciso di staccare il biglietto per tutti i bambini del mondo, disegnando per loro Ottoline, ragazzina stravagante, indipendente e curiosa, il suo compagno d'avventura, il piccolo e peloso Mister Munro e tanti altri divertenti personaggi. È sempre per la forza straordinaria di quell'incantesimo che Chris Riddell - che oggi «vive al mare, a Brigthon» - decise di «scappare dall'Università e iscriversi alla scuola d'arte. Mio padre non capì, allora, ma non si dispiacque per la scelta».
I suoi libri illustrati sembrano costruiti con la tecnica dello scrapbooking, la stessa che si usa per gli album delle vacanze. Ci si incollano foto, cartoline, oggetti e ritagli.
«Le mie storie nascono proprio così, pezzo per pezzo. Inizio dal titolo, poi disegno la figura della protagonista con qualcosa di strano accanto. Faccio finta che sia già la copertina del libro. Quando finalmente inserisco le parole, ho già individuato tutte le pagine. In questo modo vengono fuori particolari della narrazione che non avevo immaginato prima. Uno degli hobby di Ottoline, per esempio, è balzato alla mia mente in questo modo. Volevo disegnare tante calzature. Allora ho fatto sì che la ragazzina ne indossasse di volta in volta una e destinasse l'altra all'insolita collezione di scarpe spaiate».
Lei è un maniaco delle collezioni come Ottoline e la sua famiglia?
«Sì. Colleziono cose piccole (soldatini di piombo, francobolli, penne) e ho scaffali pieni dei libri su cui faccio i miei schizzi. Mi piace anche - come accade a molti illustratori - custodire oggetti speciali. Sulla mia libreria vicino alla testa di Stitch, mostricciatolo amico di Lilo, omaggio di un menu McDonald's, ho il busto in plastica di William Blake, il poeta. Mi osserva mentre scrivo, è una specie di spirito buono del mio studio. A Dublino ho fatto una scoperta interessante: il pittore Francis Bacon aveva sopra di sé lo stesso busto».
Nella rassegna di cose stravaganti che il suo immaginario propone, è curiosa la scelta di ricorrere alla monocromia.
«Mi piace fare il contrario di ciò che ci si attende. È una strategia narrativa efficace. L'ho scoperto quando raccontavo le storie a mia figlia. Quando riusciva a prevederne lo sviluppo, la sorprendevo con soluzioni inattese. Anche il colore crea aspettative nel lettore. Per coinvolgerlo in un gioco, mi sono dato la regola di usarne uno solo. La cosa divertente è capire dove si disporrà rispetto alla pagina. Se riempirà un dettaglio o sarà invece dominante».
Con la sua arte ama divertire i bambini. Come ha fatto, vestendo i panni di vignettista politico, a rappresentare per l'Observer il piccolo morto sulla spiaggia di Bodrum?
«È stata l'immagine più difficile che abbia mai disegnato, una ferita al cuore. Mi hanno colpito soprattutto due dettagli, la maglietta che lasciava intravedere il pancino e le scarpe leggermente grandi rispetto ai piedi del bambino. È stata la rabbia a muovere la mia matita. Cameron, riferendosi ai migranti in arrivo da Calais, aveva parlato di “sciame”. È un termine che si usa per gli insetti. Non ci si può ricorrere per parlare di una parte dell'umanità. E lui non ha chiesto scusa».
Chris Riddell stasera alle 18 (sala Zizù) racconterà la storia del suo lavoro straordinario al pubblico di Tuttestorie.
Manuela Arca