Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Il sardo che doma il dragone cinese

Fonte: La Nuova Sardegna
16 marzo 2009

DOMENICA, 15 MARZO 2009

Pagina 2 - Cagliari

Alla Marina il ristoratore Luigi Dedoni convince una commerciante orientale a vendere ed esportare solo prodotti isolani



A Pechino le bontà della Sardegna. «Abbiamo vinto la nostra scommessa»




CAGLIARI.Dalle nuvole di drago al prosciutto di Desulo. Dal sakè di Okinawa all’abbardente di Santulussurgiu. Da Shangai a Cagliari. È la storia di Liujin Juan: occhi a mandorla e risata sempre pronta, lo scorso anno è approdata nell’isola dopo due anni trascorsi a Roma e non se n’è più andata. Tanto che tra pochi giorni aprirà un bar in via Sardegna per proporre ai clienti solo alimenti sardi, sistemati in bella vista sotto le volte di un locale che, ironia della sorte, fino a pochi mesi fa ospitava un supermercato gestito da connazionali. Insomma: la Cina è vicina. Ma pure Gergei non scherza. Perché in quest’avventura fuori dal comune, un ruolo di primo piano spetta al ristoratore Luigi Dedoni: ha deciso di scommettere sull’idea di Liujin. Il risultato? Una joint venture fuori dal comune nata sotto l’egida di Su cumbidu, il ristorante aperto da Dedoni nove anni fa in via Napoli: tutti (o quasi) i prodotti venduti da Liujin arriveranno da lì. E dunque: confetture di Muravera e Decimoputzu, insaccati di Desulo, maialetti da monte Linas a Villacidro e monte Arci a Marrubiu. «Amo la Sardegna - dice Lina -. Sono arrivata in Italia nel 2006 e per i primi due anni ho vissuto e lavorato a Roma, nel classico ristorante cinese. Un anno fa sono capitata a Cagliari e mi sono subito innamorata della città, del sole e delle persone che vivono qui. Aggiungiamo che amo la cucina sarda e il quadro è completo». Lina-Liujin potrebbe essere il simbolo del “glocal-pensiero”: vive locale ma pensa globale. E ha già le idee chiare sul futuro della sua avventura imprenditoriale: «Mia figlia è laureata in marketing e ora si trova in Cina per pubblicizzare i prodotti della Sardegna: vogliamo esportarli e venderli nel mio Paese. Spero che il progetto vada in porto e non posso fare ameno di ringraziare Luigi, che mi ha sostenuta e aiutata». Dedoni si schernisce e minimizza: «Siamo partiti nove anni fa con la scommessa di Su cumbidu di servire solo prodotti sardi acquistati direttamente dai produttori. A distanza di anni possiamo affermare di averla vinta, questa scommessa e ora stiamo per così dire “esportando” un modello che si è rivelato vincente». Anche grazie a quel “fare sistema” di cui si sente tanto parlare negli ultimi anni: «Lina collaborerà con gli alberghi della Marina per le colazioni e i dopocena - spiega Dedoni - e lo stesso faremo noi con i bed&breakfast e le attività agroalimentari del quartiere grazie all’apertura di un secondo locale, sempre in via Sardegna. La collaborazione con le altre attività funziona: nel 2008 siamo partiti con “La via del gusto”, un percorso enogastronomico che porta i turisti per le vie di Marina e nei laboratori. Come “Durches”, piccola attività con sede in via Napoli che ha puntato tutto sui dolci sardi prodotti secondo la tradizione». I numeri parlano chiaro: lo scorso anno, anche grazie ai pacchetti sulle navi da crociera, l’iniziativa ha fatto registrare oltre 20 mila presenze e il primo maggio, si riparte.
Pablo Sole