Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il girone dei disperati Minacce di suicidio, urla e rabbia allo sportello

Fonte: L'Unione Sarda
29 settembre 2015

VIA SAURO. Cronaca di una mattina negli uffici delle Politiche sociali 

Via Nazario Sauro 17, uffici comunali Patrimonio e Politiche sociali . Benvenuti nel girone dei disperati. Ci sono le coppie senza casa: «Se non ci date una stanza ci diamo fuoco», urla una donna armata di bottiglia in plastica piena di benzina. Ci sono i papà pronti a tutto: «Mi metto fuoco se non mi fate vedere i miei bambini». Ci sono poi le mamme in lacrime: «Senza i soldi del sussidio non posso sfamare i miei figli. Cosa devo fare? Ammazzare loro e poi ammazzarmi?» E poi ci sono i dipendenti comunali: bersaglio di insulti e minacce. Indossano una corazza invisibile e diventano spettatori di scene drammatiche.
EMERGENZA INFINITA Due ore di un lunedì come tanti, trascorse negli uffici comunali del Patrimonio e delle Politiche sociali, cancellano sorrisi e speranze. La disperazione di decine e decine di cagliaritani si scontra con le mille difficoltà dei funzionari comunali di poter dare risposte concrete ai tanti bisogni. «Ogni giorno è un'emergenza», dice sottovoce una dipendente. «Quante volte interveniamo? Tutti i giorni», aggiunge un agente della polizia municipale arrivato insieme ad altri tre colleghi per fronteggiare una delle innumerevoli situazioni di pericolo.
URLA DISPERATE «Basta, mi dovete dare una risposta. È un mio diritto». Le urla di un “omone” interrompono il brusio continuo nella sala d'ingresso. Pretende dei documenti e rovescia la sua rabbia su un dipendente comunale, colpevole solo di essere al posto sbagliato nel momento sbagliato. I tentativi di riportare la calma non servono. L'omone perde definitivamente la pazienza. Sbatte i pugni sul banco. In un istante è sulla rampa di scale. Minaccia chiunque si trovi davanti. «È al quarto piano. La situazione rischia di degenerare», sono le parole concitate di un funzionario rivolte a un collega. «Chiamiamo la Polizia municipale».
LA TANICA DI BENZINA Trascorrono cinque minuti. Due agenti irrompono nell'androne. «Cosa succede?», chiedono. «Presto, salite al quarto piano», sono le indicazioni delle due dipendenti comunali addette a raccogliere gli appuntamenti con le assistenti sociali. I poliziotti si avviano con passo veloce, seguendo le urla. Una donna, al centro della sala, alza la voce: «Ecco, vedete cosa succede. Ci portate all'esasperazione», grida alle due impiegate. «Se l'assistente sociale non mi riceve subito ecco cosa accadrà», aggiunge mostrando, da una busta di carta, una bottiglia di plastica con dentro benzina. Una delle dipendenti comunali cambia espressione. Si rivolge subito ad altri due agenti della Municipale, arrivati a dare manforte ai colleghi. «Ci segua», dicono subito dopo i vigili urbani alla mamma armata di benzina. Lei, con le lacrime agli occhi, replica: «Pensate che serva a qualcosa? Prendete pure la bottiglia. Tra poco me ne portano un'altra piena di benzina. Non vado via da qui, l'assistente sociale mi deve ricevere».
FIGLI DA SFAMARE Mentre gli agenti calmano la mamma disperata, un giovane papà si piazza davanti al tavolino delle due impiegate: «Devo vedere i miei figli. Posso farlo due volte alla settimana ma quelle della scuola non vogliono farmeli incontrare. Cosa devo fare? La pazienza ha un limite». Subito dopo è il turno di un'altra mamma. Stringe la mano di un bambino: «Sto aspettando i soldi del sussidio. Da qui mi dicono di rivolgermi agli uffici di via Sonnino, da lì mi rimandano in via Sauro. Devo fare qualche gesto folle? Volete questo?» Le impiegate incassano, impotenti. Arriva un'altra mamma. Con lei due bambini: «Mio marito è in carcere. Ho quattro figli e trecento euro di sussidio al mese. Ne ho pagati quattrocento per libri e materiale per la scuola. Il frigorifero è vuoto. Se non mi aiutate devono andare a rubare per sfamare i miei figli». Benvenuti nel girone dei disperati, di chi ormai ha quasi perso anche la dignità.
Matteo Vercelli