Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Due giornalisti picchiati dentro il campo nomadi

Fonte: L'Unione Sarda
10 settembre 2015

Cronista e cameraman (Tcs) aggrediti durante un servizio per la tv

 

 

 

«Volevo aiutarli, raccontare la loro storia, le loro difficoltà. Appena arrivati al campo nomadi sulla 554, accanto alla motorizzazione civile, non ci hanno permesso di dire nulla: il cameraman ed io siamo stati subito accerchiati da una decina di giovani rom e picchiati». Antonello Lai, giornalista di Tcs in prima linea quando si tratta di dare voce agli ultimi, agli emarginati e alle persone in difficoltà, ha due brutte ferite alle sopracciglia e al naso. Ha perso molto sangue. Lui, sempre pronto a raccontare storie difficili, è stato aggredito insieme all'operatore televisivo Matteo Campulla (colpito più volte se l'è cavata con diverse contusioni). «Ovviamente questo imprevisto non mi fermerà», dice Antonello Lai con un sorriso.
LA TELECAMERA E LE BOTTE Il giornalista e il cameraman sono al Brotzu per farsi medicare. Alla fine il referto parla di quindici giorni di cure per Antonello Lai e sette per Campulla. «Non so come», ricorda il giornalista, «siamo riusciti a salire in auto e fuggire. Ho guidato mentre il sangue mi colava sugli occhi e siamo arrivati al pronto soccorso». In una saletta raccontano ai carabinieri della stazione di Sant'Avendrace e del nucleo Radiomobile quanto avvenuto verso le 10 di un normale martedì di lavoro: «La presenza di un campo nomadi, sorto chissà come, ha attirato la nostra attenzione. Come facciamo sempre siamo scesi, telecamera a microfono accesi. Un signore sui cinquanta anni ci ha subito detto di andare via. Poi sono arrivati tre giovani. Anche loro hanno urlato: “Andatevene e non riprendete nulla”. C'era anche una donna. L'operatore ha messo la telecamera in auto. Quando quel gruppo di rom ha cercato di aprire lo sportello con la forza, aggredendo il cameraman, ho detto di smetterla. Ho ricevuto un pugno in faccia. Mi sono ritrovato a terra». Probabilmente i rom presenti erano impegnati in qualcosa da non riprendere, oppure c'era qualcuno che non poteva stare lì.
CAMPO NOMADI DESERTO Matteo Campulla si è rinchiuso nell'auto di servizio di Tcs. Antonello Lai ha subito una raffica di pugni e calci. «Sono caduto due o tre volte. Poi ho raggiunto la nostra auto. Pugni? Secondo me avevano anche delle pietre in mano». Mentre giornalista e operatore tv formalizzano la denuncia (una parte dell'aggressione è stata ripresa e le immagini sono state sequestrate dai carabinieri), due pattuglie della compagnia di Cagliari raggiungono il campo nomadi. Tra baracche, casupole e carcasse d'auto ci sono solo quattro donne e tre bambini. Nessuna traccia di uomini.
LA SOLIDARIETÀ Dopo l'aggressione sono arrivati numerosi attestati di solidarietà (Ordine giornalisti della Sardegna, Associazione stampa sarda, esponenti politici e il comune di Cagliari) e di ferma condanna dell'episodio.
Matteo Vercelli

Municipio «Non nascerà
un centro
abusivo» «Non può sorgere un nuovo campo abusivo». Il comune di Cagliari, dopo quanto accaduto sulla collinetta accanto alla motorizzazione civile sulla strada statale 554, interviene con durezza: condanna «l'episodio di violenza» e fa sapere di aver già eseguito i controlli con «gli agenti della Polizia municipale». Non solo. «L'autorità giudiziaria è già stata informata. Ora coinvolgeremo anche la Prefettura per evitare che possa sorgere un campo abusivo».
Una situazione non nuova quella che si è creata in questi ultimi mesi. A fine luglio gli abitanti di Mulinu Becciu avevano denunciato, attraverso l'Unione Sarda, l'allarme diossina per i roghi notturni nel campo nomadi abusivo: «Siamo preoccupati. Non vogliamo rivivere l'incubo andato avanti fino al 2012. Non sappiamo chi ci sia in quei terreni, non sappiamo cosa facciano. Abbiamo paura». L'aggressione di ieri ha rilanciato con forza il problema. Una questione di sicurezza, ordine pubblico e sociale: tra rifiuti, baracche, amianto vivono uomini, donne e anche bambini. (m. v.)