Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Scuola, tagli su personale e servizi

Fonte: L'Unione Sarda
12 marzo 2009

Ecco le modifiche delle autonomie scolastiche. La Cgil conferma lo sciopero del 18

Entro il 2012 spariscono 20 presidenze sotto i 300 alunni

Il dimensionamento della rete scolastica comporterà dei cambiamenti nelle scuole: ecco la mappa.
La cura dimagrante continua e fra tre anni la scuola sarda si ritroverà con 80 “chili” d'autonomia in meno. Tra un taglio e l'altro, il peso forma prescritto dal ministero dell'Istruzione si dovrebbe raggiungere nel corso del prossimo triennio, da qui al 2012, riorganizzando tutte le presidenze delle scuole con meno di 300 alunni. A conti ministeriali fatti, in tutta l'Isola dovrebbero scomparire 80 autonomie scolastiche, con la conseguenza che molti istituti verrebbero automaticamente accorpati ad altri. E il prezzo più alto (21 autonomie da tagliare) verrà pagato da Cagliari e provincia, dov'è concentrato il maggior numero di istituti.
Resta da vedere in quale misura si applicheranno norme e regolamenti: sotto i 300 alunni ci sono sì 80 scuole, ma sotto i 500 - numero standard fissato dalla legge per la sopravvivenza di un'autonomia scolastica - ce ne sono in Sardegna ben 225 su 417. Quindi il sacrificio rischia di essere decisamente più pesante, sommando tutte le autonomie fuorilegge per numero di studenti. Cagliari, ad esempio, è la provincia che rischia di perdere più autonomie, una cinquantina su 123 totali: 21 sono quelle frequentate da 200-350 alunni, 29 quelle che non superano i 500. Altri 54 istituti hanno tra i 500 e i 900 studenti, mentre sono solo 19 quelle che vanno oltre.
TABELLA MINISTERIALE Una nuova mannaia sulle scuole sarde? Per la Cgil sì. Il segretario regionale Peppino Loddo lancia il grido d'allarme di fronte a una tabella che viale Trastevere ha allegato tra i documenti di accompagnamento al “regolamento per la riorganizzazione della rete scolastica”. Nella tabella c'è scritto: scuole che perdono l'autonomia. Sono 80 in Sardegna, che figura al terzo posto, dopo Calabria (123) e Campania (97), «nonostante la popolazione sia inferiore a molte altre regioni». Ciò vuol dire, calcola Loddo, «che contribuiremo per l'11,5% su un totale di 700 autonomie a rischio, scendendo dalle attuali 427 a 347 scuole».
POSTI A RISCHIO Che le previsioni siano tutt'altro che rosee lo dice la Cgil ma sulla base di dati ufficiali dell'Usr, ufficio regionale scolastico. È da questi dati che è facile intuire quale sarà l'impatto sul sistema scolastico e cosa significherà portar via alla Sardegna 80 autonomie. Il primo effetto, immediato e scontato, sarà sui posti di lavoro. «Significherà 80 dirigenti scolastici in meno, meno bidelli e meno assistenti amministrativi negli uffici di segreteria», denuncia il leader sardo della Cgil-scuola. Che ricorda come «quest'operazione futura fa il paio con quella definita frettolosamente dalla Regione: 37 autonomie non ci saranno più già dal prossimo anno scolastico».
CHIUSURE L'altro aspetto del ridimensionamento colpisce proprio gli alunni e i punti di erogazione del servizio, i 1631 edifici scolastici: «Sono circa 300 quelli fuorilegge che rischiano di chiudere perché hanno meno di 50 alunni, quasi il 20%», spiega Loddo. Il rischio sarà «l'accentuarsi del pendolarismo e della fatica dello studiare».
LA RIORGANIZZAZIONE Oltre che sul personale, gli effetti della rivoluzione delle presidenze si ripercuoteranno anche sulle famiglie. È naturale che se si riducono i bidelli, si riduce il tempo scuola, sarà più difficile anche assicurare vigilanza e sicurezza, tanto più nei confronti dei disabili. Se un'autonomia scolastica viene spostata in un altro comune, come accadrà, i docenti dovranno fare la spola tra la presidenza e la sede dove insegnano e le famiglie saranno costrette a muoversi ogni volta che devono chiedere un certificato. Anche i capi d'istituto devono mettere in conto qualche disagio con gli uffici di segreteria ridotti all'osso e la comunicazione con i genitori resa più complicata. In più la Cgil ritiene che «il dimensionamento rischia di produrre in generale un impoverimento dell'offerta formativa, specie nel primo ciclo. Se poi il docente è un maestro unico, esperto di lingue e informatica, la sua assenza su quel territorio peserà ancora di più».
LE RICHIESTE Per il sindacato «bisogna rilanciare le azioni di lotta». Lo sciopero regionale del 18 marzo, proclamato dalla Flc-Cgil, va in questa direzione. «Queste ragioni ci inducono, oltre che a denunciare l'ulteriore serio pericolo per la scuola sarda e a chiedere l'intervento dell'assessore regionale della Pubblica Istruzione, a tenere alta la mobilitazione della scuola. Cominceremo con la manifestazione di mercoledì a Cagliari».
CARLA RAGGIO

12/03/2009