Rassegna Stampa

Il Sardegna

L'immaginario tradito

Fonte: Il Sardegna
11 marzo 2009

Domani al Sant'Eulalia Mario Faticoni mette in scena “Che bella gente-visita a Giorgio Gaber”, la nuova produzione de Il Crogiuolo con la regia di Paolo Giorgio.

di Annalisa Chessa

Si conclude con lo spettacolo Che bella gente - visita a Giorgio Gaber il progetto dedicato dalla compagnia di Mario Faticoni all’artista milanese. Dopo la mostra Qualcuno era Giorgio Gaber e lo spettacolo Polli d'allevamento con Giulio Casale, debutta domani alle 21, al Teatro Sant'Eulalia di Cagliari, la nuova produzione de Il Crogiuolo, con protagonista Mario Faticoni, autore del testo dello spettacolo, il pianista Salvatore Spano e la regia di Paolo Giorgio. C'è il Gaber ragazzo che suona la chitarra nei localini di Milano, che comincia a cantare per scherzo assieme a Celentano e Jannacci, e poi il Gaber delle prime canzoni di successo. E c'è il Gaber del teatro, centinaia di spettacoli di fronte al pubblico con canzoni e monologhi, scritti a due mani con Sandro Luporini, che toccano tutta la tematica esistenziale e morale di oltre trent'anni di vita italiana.
SUCCESSO ANCHE LÌ, tanto da mettere in imbarazzo gli storici dello spettacolo: cantante o attore – autore? Che bella gente visita tutto lo scenario gaberiano con la voce di Mario Faticoni che attraversa questi testi in un tono personale, di confronto, sul filo di quel teatro di conversazione che persegue da anni. Trasforma canzoni in brani recitati, restituendo alla parola la sua dirompente forza originale. Traccia percorsi atipici, collegando temi e bisogni, in confronto serrato con una storia che è anche la sua. Le parole di Gaber gli appartengono, perché ha vissuto le stesse esperienze, gli stessi bisogni, gli stessi traumi d’immaginario tradito. Un immaginario che ha vissuto nella nostra Isola, sua terra d’adozione, dove è arrivato nel ’59 con il Teatro Universitario e ha poi fondato con Tino Petilli la Cooperativa Teatro di Sardegna. Una terra particolarmente difficile per chi come lui aveva deciso di impegnarsi nel sociale attraverso il teatro, quello con la “t” maiuscola, all’epoca praticamente inesistente. Mario Faticoni vive la malinconia del fondatore sincero che avverte il “fallimento”, che deve prendere atto di non essere riuscito a “cambiare il mondo”. Per questo sente Giorgio Gaber come un fratello col quale condivide il rifiuto per il sistema occidentale e per un pianeta governato da vincitori rozzi e ignoranti. Che bella gente è una visita ad un amico molto intelligente, di cui si prendono in prestito le parole per capire meglio il proprio percorso. La scena è una scatola della memoria che intreccia linguaggi diversi, musica, video, canto, parola, per raccontare un’epopea della quotidianità che appartiene a una intera generazione, e può parlare a quelle a venire. Il pianoforte di Salvatore Spano non è solo un contrappunto, ma un personaggio che dialoga con il testo, con l’attore, con il pubblico. «Il punto al quale si indirizzano tutte le parole di questo spettacolo- spiega il regista Paolo Giorgio- è il sogno di una nuova pedagogia. La capacità di ritrovare da adulti la forza etica per agire come si vorrebbe agissero i nostri figli, per agire come di fronte a uno specchio che rimanda un’immagine di noi pulita, consapevole, impegnata. È ciò che insegneremo ai nostri bambini, che farà la differenza nel mondo che andiamo a costruire per loro. Ed è quello di cui qui, oggi, abbiamo chiesto a Gaber di parlarci». Lo spettacolo verrà replicato fino al 15 marzo alle 21, domenica alle 18. ¦