SAN BENEDETTO.
Dopo il crollo di domenica i venditori di pesce hanno arrostito in strada
Si sono attrezzati con gazebo e griglie per arrostire orate, anguille e polpi. Seconda giornata in strada per una parte degli operatori ittici del mercato di San Benedetto dopo il crollo di domenica notte, che ha obbligato il Comune a chiudere il reparto al piano terra per svolgere lavori urgenti. Il cantiere è in piena attività e ieri, dopo un nuovo sopralluogo degli assessori della giunta Zedda assieme al direttore del mercato, è spuntata una nuova data di fine lavori: venerdì 4 settembre la struttura potrebbe riaprire.
SI ARROSTISCE IN STRADA I circa settanta venditori rimasti senza box stanno proseguendo con due diverse strategie. C'è chi, malvolentieri, si è preso vacanze forzate passando comunque dalle parti del mercato per raccogliere eventuali novità. E chi invece allestisce banchetti sul marciapiede, nel lato all'ombra di via Cocco Ortu, per vendere i prodotti rimasti nelle celle frigo ma anche il pescato di giornata. Ieri qualcuno si è messo ad arrostire e vendere in strada pesci, polpi e anguille. «Dobbiamo pur campare. La nostra non è una protesta ma il tentativo di limitare i danni dovuti alla chiusura del mercato», hanno spiegato. I clienti fedeli non mancano. Rita Curreli è andata ugualmente a San Benedetto sperando di trovare il suo pescivendolo di riferimento: «Ci fidiamo e difficilmente cambieremo venditore. Se possiamo acquistare all'esterno bene, altrimenti aspetteremo la riapertura del mercato».
I LAVORI Gli operai del Comune intanto continuano a lavorare per cercare di concludere le operazioni di ripristino dell'edificio il prima possibile. La speranza è rendere utilizzabile il reparto ittico prima di dieci giorni. Forse venerdì 4 settembre. Tramontata la possibilità di allestire dei gazebo autorizzati dalla Asl per i costi elevati e per i tempi lunghi, gli operatori ittici di San Benedetto si sono rifiutati di andare nei box vuoti di altre strutture come quelle di Sant'Elia e di via Quirra. «I nostri clienti sono qui e noi non ci spostiamo».
Matteo Vercelli