Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La Fiera dell'accoglienza

Fonte: L'Unione Sarda
18 agosto 2015

 


Migranti, volontari e la solidarietà dei cagliaritani

Letti, bagni e bus navetta per la mensa. In serata sono partiti in cento

 


In piazzale Marco Polo il cancello della Fiera si apre: ne escono due ragazzine sui 16 anni. Snelle, graziose, chiacchierano e ridono fra loro. Alla fermata, l'autobus non c'è più. Hanno tardato a fare la doccia e hanno perso l'ultima navetta del Ctm che alle ore di colazione, pranzo e cena fa la spola con viale Sant'Ignazio, dove c'è la mensa della Caritas. Le ragazzine rientrano, sempre sorridenti: pranzeranno con qualche pomodoro.
PARTENZA A mezzogiorno, nel grande centro d'accoglienza improvvisato nello spazio espositivo sono rimaste solo loro due. Gli altri 194 migranti erano tutti a pranzo. Ieri sera la contabilità era da rivedere: il deputato Mauro Pili ha reso noto sulla sua pagina Facebook che 100 eritrei avevano lasciato la Fiera, 50 per imbarcarsi dal porto di Cagliari per Civitavecchia sulla nave Amsicora e altrettanti diretti in pullman a Porto Torres per imbarcarsi da lì alla volta di Genova. La notizia è stata confermata da fonti ufficiose nonostante le smentite delle fonti ufficiali. A passare la notte a Cagliari sarebbero dunque rimasti in 96.
SERVIZIO H24 In ogni momento alla Fiera c'è una ventina di volontari: ci sono i ragazzi e le ragazze dell'Agesci, calzoni al ginocchio e un fazzoletto annodato al collo, gli operatori della Caritas, gli Angeli di Roberto con le loro divise catarifrangenti, più qualche volontario laico. Come Francesca, che è mediatrice culturale e ha cominciato a occuparsi di vittime nell'ex Jugoslavia devastata dalla guerra; parla inglese e, quando una donna o un bambino ne hanno bisogno, è lei ad accompagnarli in ospedale: «Niente interviste, però». Il servizio è H24: «Facciamo turni da 8 ore», racconta un giovanissimo dell'Agesci.
TESSERA MAGNETICA I migranti, qui, stanno bene: dopo gli orrori che si sono lasciati alle spalle e il terribile viaggio in barcone, qui è (relativamente) una pacchia. Decisamente meglio dell'accampamento al Grand hotel Disperazione di piazza Matteotti. Dallo spazio fieristico, guardato a vista da una pattuglia di carabinieri, escono e rientrano quando vogliono. Ciascuno ha una tessera magnetica identificativa: «Serve per sapere esattamente chi entra», spiega Alessandro Cao, referente della Caritas per l'immigrazione. Nel padiglione E, spiega, sono stati sistemati i letti e materassi grazie ai quali da qualche notte i migranti eritrei possono dormire con un tetto sulla testa. Non solo: possono anche andare in bagno con comodità, anziché utilizzare i servizi della stazione ferroviaria, e hanno il necessario per lavarsi i vestiti.
PALLONE E PREGHIERE Tanti i cagliaritani (soprattutto anziani, ma non mancano i giovani) che hanno raccolto l'appello della Caritas e anche ieri si sono presentati ai cancelli con bustoni e scatole contenenti magliette, pantaloni, indumenti intimi per gli ospiti della Fiera. L'ondata di generosità è tale che la stanza inizialmente utilizzata come deposito non basta più: «Ora teniamo tutto in uno dei padiglioni», racconta Cao. Che sottolinea l'impegno della chiesa: «Questo centro è nato per espressa volontà del vescovo», dice, e ricorda che la Caritas ha partecipato al bando della Prefettura e ospitano migranti anche a Quartu e Quartucciu. Alla Fiera gli ospiti recuperano un minimo di serenità giocando a pallone e partecipando ad attività di animazione. Uno dei prossimi obiettivi è fare in modo che si possano celebrare messe in lingua inglese.
Marco Noce