Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Perché i sardi piacciono? Ve lo spiega un social network

Fonte: L'Unione Sarda
10 agosto 2015

SCRITTORI.

Sono i lettori riuniti su Anobii a fare le pagelle senza sconti

 

P erché gli scrittori sardi contemporanei piacciono tanto? A cosa è dovuto il loro successo internazionale? Quali sono le emozioni che riescono a suscitare nei lettori? C'è un tratto che lega le ragioni della loro popolarità? A risponderci questa volta non è una persona. Ma Anobii: il social network che, ormai da anni, raccoglie i commenti e le opinioni di milioni di lettori.
Cominciamo subito da Salvatore Mannuzzu . Su Anobii, il suo “Procedura” (Einaudi) è un libro amato perché «ricorda Sciascia» ma soprattutto perché è «una lettura conciliante». «Un libro raffinato e malinconico che ci regala descrizioni meticolose come solo i grandi classici sanno fare». E Gavino Ledda ? “Padre padrone” (Feltrinelli) ha conquistato il cuore dei lettori «per la sua prosa asciutta, essenziale, pulita, misurata e molto cruda». A emozionare è, in particolare, la forza sotterranea che lo rende un romanzo-alleato «da usare e consumare come un arnese da lavoro». Per alcuni, più che un romanzo, sarebbe addirittura «una poesia lunga e bellissima».
Diverse sono le ragioni per cui ancora oggi emoziona “Diario di una maestrina” di Maria Giacobbe (La biblioteca dell'identità). Di lei si ammirano la forza e la tenacia. La sua maestrina è vista dai più come «una dolce combattente» che, tra sacrifici e burocrazia, porta avanti con responsabilità e passione l'antica arte di insegnare.
“La vedova scalza” di Salvatore Niffoi (Adelphi) conquista perché è una storia «dolorosa, cruda, forte e brutale» i cui personaggi sono «scolpiti nella roccia» e calati in un «romanzo-selva da esplorare a testa bassa». “Stirpe” di Marcello Fois (Einaudi) è «una saga familiare densa e intensa» aspra come la terra in cui è ambientata. «Una scrittura cubista e fortemente allegorica», un romanzo «ruvido e contratto». “Accabadora” di Michela Murgia (Einaudi) è un libro insieme «intenso e delicato» caratterizzato anch'esso da una prosa «aspra e suggestiva» capace di valorizzare un «linguaggio comune e non troppo elaborato» che «forse ricorda Pavese».
Peppino, l'originale protagonista creato da Francesco Abate per il suo “Un posto anche per me” (Einaudi) commuove ed emoziona perché è «un Forrest Gump tutto italiano». La sua storia sarebbe meglio «leggerla di notte, lentamente e nel silenzio per poter ascoltare ad uno ad uno tutti i battiti del proprio cuore».
“Mal di Pietre” di Milena Agus (Nottetempo) emoziona perché «è una storia semplice che ti fa venire un mal di testa dolcissimo». Un romanzo «coinvolgente e malinconico che si legge tutto d'un fiato in meno di tre ore». “La bambinaia francese” di Bianca Pitzorno (Mondadori) rimanda a Jane Eyre di Charlotte Brontë ed emoziona perché è una storia «coinvolgente e appassionante» capace di portare il lettore indietro nel tempo. Ma soprattutto si tratta di «una lettura per ragazzi perfetta anche per gli adulti» il che le attribuisce il privilegio di una preziosa trasversalità generazionale.
“La fine dei giorni” di Alessandro De Roma (Il Maestrale): «Prigione e giungla» capace ci creare «coinvolgimento e inquietudini crescenti». Conquista l'iper-sorvegliata prosa di Eliano Cau . Su le “Per le mute vie” (Aisara) un lettore scrive: «Si stile, tono e pause così non se ne trovano più tante in giro». “Le fiamme di Toledo” di Giulio Angioni (Sellerio) è «un romanzo storico ben documentato che offre una prosa raffinata». Infine “Sardina Blues” di Flavio Soriga (Bompiani). Un libro che - nonostante «bistratti un po' troppo Grazia Deledda per bocca di un suo personaggio» - riesce a rivelarsi «ballata Blues intrisa d'amore per la Sardegna».
Nicola Lecca