Autore: Redazione Casteddu Online il 08/08/2015 12:56
Mancano reti e materassi, ma poco ci manca. Al loro posto, i pezzi di cartone poggiati e disposti in fila indiana sul pavimento piastrellato, di colore grigio, scuro e ancora sempre più sporco. Sono una cinquantina, alle 03.30 del mattino (venerdì notte per la cronaca, n.d.r) dormono per terra, sotto la pensilina dell’Info Point, nelle aiuole rinsecchite tra gli alberi ricurvi di una piazza occupata, alberi e panchine che se potessero parlare, racconterebbero 50 anni di storia. Alcuni di loro ti osservano, in silenzio, poi riprendono a riposare. In una città semi-addormentata, deserta. I migranti di Piazza Matteotti, ribattezzata al secolo come “piazza Dormitorio”, rappresentano forse un’icona ferragostiana di un’insolita o quanto meno Cagliari Città Turistica del 2015, dove la normalità e la consuetudine di vedere la piazza gremita di venditori ambulanti, pakistani, ha mutato rendendo come belvedere un’area simbolo del degrado, dell’abbandono. Fino a pochi giorni fa, l’area prospiciente il municipio e dirimpetto l’Arst e la stazione dei treni, era diventata inesorabilmente una discarica a cielo aperto, ripulita dopo diverse settimane di frastuono mediatico, certo, ma ha fatto bella mostra di se tra lo stupore di turisti, centinaia di cagliaritani, pendolari, curiosi e chi più ne ha più ne metta.
Ammettiamolo, passeggiare tra questo accampamento improvvisato di coperte, piumoni sporchi del “piccolo esercito di sfortunati” fa un certo effetto, quasi un nodo alla gola, perché soggiunge immediatamente il pensiero nelle nostre menti, di ciascun cittadino sensibile, il riflesso delle loro agonie, lo strazio di questi individui e lo status di povertà e disperazione che si intravvede nei loro occhi affossati. Vogliono partire per la Penisola, riprendere il loro viaggio della speranza, ma intanto stazionano in piazza Matteotti, nei loro progetti indiscutibili l’idea di riuscire a riprendere il mare, una nave che riesca a ricongiungerli con amici e parenti sparsi in altri Paesi d’Europa. Nel frattempo, sul piano straordinario dei provvedimenti urgenti attivati tra Prefettura, Forze dell’Ordine, associazionismo e volontariato a Cagliari, la situazione è davvero al collasso. Responsabilità che si “rimpallano” di ora in ora, tra Governo e Comuni, per fronteggiare la situazione, difficile, quasi da ecatombe. Gli sbarchi dei migranti ormai non suonano più come un fulmine a ciel sereno, disperati, tra loro donne, bambini e gli altri Stati membri della Comunità Europea che osservano, i Potenti osservano. Per ora, questa cartolina dell’estate cagliaritana rimane ancora il simbolo di un’esperienza, anche di vita collettiva, che sta mettendo a dura prova un’intera Isola. Staremo anche noi ad osservare. Servizio curato dal giornalista/fotografo Alessandro Congia www.castedduonline.it