Progetto sistematico sperimentale promosso dalla Regione che ha stretto un accordo con la piattaforma "Codeacademy" nata come start up negli Stati Uniti per l'alfabetizzazione alla programmazione informatica
CAGLIARI. Da gennaio la Regione introdurrà nelle scuole sarde la programmazione informatica, per consentire agli alunni di costruire siti web e sviluppare software e app. Con «Learn to code» la Sardegna, prima in Italia, conta di portare, nelle aule degli istituti che risponderanno a un prossimo avviso pubblico, un progetto sistematico sperimentale di «coding», nell’ambito della strategia Iscol contro la dispersione scolastica.
La Regione ha stretto un accordo con la piattaforma «Codeacademy», nata come start-up negli Stati Uniti per favorire l’alfabetizzazione alla programmazione informatica e che ha raggiunto i 25 milioni di iscritti. Come partner, senza oneri per le sue casse, la Regione curerà la traduzione italiana dei contenuti di Codeacademy (al momento in inglese, spagnolo, francese e portoghese e arabo), che dovrebbe essere pronta e disponibile on line entro l’anno.
Ma la Regione, come anticipato dal presidente Francesco Pigliaru, conta di coinvolgere i docenti già a settembre con «bootcamp», momenti di formazione nel territorio in cui saranno forniti gli elementi di base per consentire agli insegnanti di accompagnare gli studenti nell’uso di Codeacademy.
I «bootcamp» per la formazione di potenziali tutor precederanno la pubblicazione dei bandi per le scuole, fra ottobre e novembre prossimo. Come precisato dal presidente Pigliaru e dal direttore generale dell’assessorato della Pubblica istruzione, Elisabetta Schirru, sarà data priorità gli istituti che presentano le maggiori criticità. Le risorse per sostenerli saranno individuate fra agosto e settembre con una delibera di Giunta. L’idea è quella di tenere laboratori di coding nell’apertura pomeridiana delle scuole, nell’ambito del progetto Iscol.
Codeacademy è comunque accessibile gratuitamente a chiunque s’iscriva alla piattaforma, che consente di imparare i linguaggi informatici più diffusi al mondo (Htmal, Css, Javascript e jQuery, Php, Python e Ruby), proposti attraverso una didattica basata sul gioco e con docenti appositamente formati. La piattaforma è già stata scelta dalla Casa Bianca e dai governi britannico e argentino.
«Dal prossimo anno scolastico i ragazzi saranno nella posizione di imparare il linguaggio alla base del lavoro in questi anni e che non serve solo a chi vuole fare il programmatore», ha evidenziato Pigliaru. «Il coding aiuta anche a potenziare lo strumento della logica nella soluzione dei problemi. Vogliamo dire ai ragazzi: la scuola parla il vostro linguaggio».
In prospettiva, chi vorrà approfondire l’attività di programmazione potrà diventare sviluppatore e lavorare «da remoto» per committenti sparsi per il mondo, ha ricordato Nicola Fioravanti, che per la Regione tiene i contatti con Codeacademy. A dicembre saranno organizzati bootcamp «avanzati» di coding, sempre per i docenti, in modo che a gennaio possano cominciare i laboratori nelle scuole. I nuovi
«coder» potranno imparare, per esempio, a disegnare il sito web della loro scuola o impegnarsi in altri progetti che confluiranno alla fine nel contenitore di software «open source» Github, che già ospita oltre 200 milioni di progetti elaborati in tutto il mondo e liberamente disponibili.