Barriere architettoniche nei 3300 appartamenti di edilizia popolare
La libertà, almeno per ora, dovranno dimenticarsela, i reclusi degli appartamenti comunali. Quei tanti anziani e imvalidi costretti, per colpa degli acciacchi dovuti all'età o handicap ancora più debilitanti, a non uscire più di casa. Prigionieri involontari di abitazioni sovraccariche di barriere architettoniche diventate col passare degli anni sempre più insormontabili. Insopportabili.
LE DIFFICOLTÀ Il disagio-prigionia si chiama assenza di ascensori, di montascale. E a volte, quando questi impianti esistono, è l'indisponibilità di quattrini per garantire la manutenzione degli impianti. Il problema è sociale, visto l'alto numero di famiglie e invalidi gravi che ogni giorno, in città, devono sopportare le difficoltà.
Sono 3300 gli appartamenti di proprietà del Comune. Case realizzate in palazzine di edilizia popolare nate per lo più negli anni Sessanta e prive, spessissimo, di ascensori.
IL PATRIMONIO Le palazzine da mettere a norma, consentendo così a tantissimi inquilini di uscire e rientrare senza problemi, restiduendogli la vita reale fatta anche di passeggiate e socializzazione, saranno più di 350. Di queste, l'80 per cento ascensori e montascale non ne hanno mai avuti. E spesso quando ci sono sono bloccati da pensioni sociali troppo misere per garantirne i costi. Numeri probabilmente per difetto visto che dati ufficiali e certi ancora non ce ne sarebbero. Almeno secondo il consigliere comunale dell'opposizione Gianni Chessa che martedì scorso, in Commissione lavori pubblici, ha chiesto che venga predisposto un censimento delle proprietà abitative del Comune. «Senza un monitoraggio rigoroso diventa difficile programmare gli interventi», spiega il vicepresidente della commissione consiliare che lunedì presenterà un emendamento in Aula insieme al collega Roberto Porrà.
DAL MUNICIPIO L'assessore ai Lavori pubblici, Luisa Anna Marras, ammette il problema e conferma le difficoltà. «Spessissimo in queste palazzine costruite negli anni Sessanta non è possibile intervenire per sistemare un nuovo ascensore. E proprio per la concezione con cui sono state concepite diventa difficile sistemare anche un montascale. Per superare il problema non è insomma una questione economica o di disattenzione alle esigenze degli inquilini, ma un vero problema strutturale». Che sembra allargarsi anche agli impianti esterni, a quegli ascensori studiati proprio per superare le difficoltà tecniche.
Un futuro poco roseo, per gli inquilini degli appartamenti municipali oggi “prigionieri”. La speranza è nei fondi destinati proprio all'edilizia popolare. In quei due appalti da un milione e 800 mila euro ognuno destinati alla manutenzione straordinaria, agli altri 4 milioni assegnati dalla Regione e agli 800 mila recuperati con un avanzo di amministrazione. «Mi auguro che si possa così dare concrete risposte ai cittadini e utilizzare parte di questi finanziamenti per l'allestimento, dove sarà possibile, degli ascensori o dei montascale», dice Luisa Anna Marras.
LA CRITICA È assolutamente critico, Gianni Chessa. Di più: furente. «In via Serucci, in una palazzina dove abitano venti famiglie, ce ne sono ben sette con persone che presentano disabilità grave e altrettante con persone allettate. Un caso che sembra estremo ma non lo è affatto. Un ascensore esterno, per una palazzina di cinque piani, costa dai 35 al 38 mila euro e questi soldi vanno spesi. Queste deve fare il Comune nelle sue proprietà, questo deve fare per spazzar via le difficoltà di tanti nostri concittadini».
Andrea Piras