Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La festa delle badanti

Fonte: L'Unione Sarda
30 giugno 2015


GIARDINI PUBBLICI. Musica, balli e giochi per favorire l'integrazione

 

Le storie di donne ucraine scappate dal terrore

 


«Sono scappata dall'Ucraina, dal terrore, dalle bombe, dalla morte». Margherita, di Odessa, ha 51 anni e da tre vive in città a casa di un  padrone (così lo chiama lei) che un tempo faceva l'avvocato. La sua è solo una delle tremila storie di migranti che hanno trovato un lavoro nel capoluogo. Storie simili per motivazioni, ma completamente diverse per epilogo, a quelle di chi lascia l'Africa sui barconi e, molto spesso, la vita in mare.
Ieri, il piccolo esercito del est europeo, gioioso e composto, si è dato appuntamento ai Giardini pubblici per festeggiare la Prima giornata delle lavoratrici badanti in Sardegna. Una comunità discreta che raramente ha dato lavoro a Polizia o Carabinieri o è finita sulle pagine dei giornali per episodi spiacevoli.
VOGLIA DI FESTA Ai giardini pubblici il sole picchia duro. Per fortuna l'ombra del ficus centenario e una fresca brezza di maestrale attenuano gli effetti della calura. E proprio sotto l'albero l'organizzazione ha sistemato mixer e microfoni per cantanti bielorussi che, in abiti tradizionali, si esibiscono in un karaoke con vecchie canzoni anni 70. Sul prato un filo con immagini sacre. A pochi metri donne con giganteschi occhi azzurri, improbabili capelli rossi e dal fisico possente si lanciano nei balli. Scene d'altri tempi, che però trasmettono allegria. Perché, forse, per star bene, anche a migliaia di chilometri da casa, non serve molto. Margherita ha un carattere e una volontà di ferro. «Sto bene. Giovedì pomeriggio e domenica non lavoro, esco e passo il tempo con le mie amiche». Margherita non ha certo intenzione di partire. «Mia figlia di 31 anni sta studiando per ottenere la licenza elementare: il suo sogno è diventare estetista o infermiera». Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando le prime donne russofone sono arrivate in città per assistere anziani, molto spesso neanche autosufficienti. «Prima venivano in Sardegna con lo scopo di lavorare per poi tornare a casa. Non è più così», spiega Inna Naletko, del centro cagliaritano di lingua russa e slava. «Ora le famiglie si ricongiungono in Sardegna». Come Lubov, nonna di 51 anni, in attesa di documenti per la regolarizzazione. «Lavoro a Siliqua, mio marito a Guamaggiore e mia figlia a Cagliari. Siamo tutti e tre badanti. Qui non ci manca nulla».
CITTADINI DEL MONDO Nikita è un ragazzo di 23 anni. È arrivato in città nel 2009 da Chernigov, in Ucraina, e adesso studia Economia e finanza all'università. La nonna, dopo una dura esperienza a Mosca, è sbarcata in Sardegna nel '98 e ha sposato un cagliaritano. «La differenza non è solo nel clima. Qui tutto è diverso: dal sapore del pane a quello della carne».
Cosa manca per migliorare l'integrazione? Nikita è secco: «Niente. Il problema siamo noi. Siamo un popolo chiuso, che socializza con difficoltà. Molti ucraini non conoscono la loro lingua e sono restii a imparare quella del paese in cui vivono». E per descrivere meglio il loro carattere cita un esempio: «Noi camminiamo sempre a testa bassa, con gli occhi rivolti verso il terreno. Per non incrociare lo sguardo degli altri e per pensare meglio».
Andrea Artizzu


Giuseppe Carboni è il console onorario della Bielorussia

«Parte integrante della famiglia»


Giuseppe Carboni è il console onorario della Bielorussia in Sardegna. Da tempo si occupa di promuovere e favorire l'integrazione della badanti. Un'opera svolta con tanti successi grazie anche alla strada spianata da don Mario Cugusi quando era parroco a Sant'Eulalia. «Il 99 per cento delle badanti vive dove lavora». Da qui parte il ragionamento di Carboni. «Le badanti, per la gran parte provenienti da Europa orientale ed ex Urss (in particolare Ucraina) svolgono un ruolo sociale importante. Sono donne alle quali sempre più sardi affidano la cura dei propri genitori anziani e nonni. Donne che stanno vicine alle persone a noi più care 24 ore su 24, vivono nello stesso tetto e diventano spesso parte integrante delle famiglie».
Non mancano i problemi. «È un lavoro difficile e complicato che richiede una grande elasticità e capacità di adattamento, dove è difficile la separazione fra vita lavorativa e vita privata con il rischio di una vita sociale che si esaurisce, troppo spesso, nel solo relazionarsi con l'anziano assistito. La Giornata della Lavoratrici badanti ha lo scopo di creare un momento di riflessione, ma è anche, un'occasione di festa, aggregazione, socializzazione e svago».