Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Quel Sepolcro è “Santo”: Comune bocciato in italiano

Fonte: L'Unione Sarda
30 giugno 2015


LA CURIOSITÀ. Alla Marina un errore nelle targhe toponomastiche della piazza

 


Il compito, tutto sommato, è fatto bene: le targhe con le indicazioni toponomastiche cittadine sono gradevoli. Ma c'è un errore che rischia di compromettere tutto il lavoro: quella targa “piazza San Sepolcro” è davvero un pugno nell'occhio per i puristi della lingua italiana. Una piccola distrazione? No, l'errore si ripete in tutte le targhe della piazza, in quella che indica le “scalette San Sepolcro” e anche nelle scritte sotto i numeri civici. San Sepolcro e non Santo Sepolcro, come stabilisce la grammatica italiana.
MATITA ROSSA Un errore che fa perdere il sonno ai “grammar nazi” (la definizione data dai social network alle persone che vogliono correggere qualunque errore grammaticale nel quale si imbattono). E l'errore c'è: “Forma tronca di santo”, questa la definizione del termine san per il dizionario Treccani, “in uso davanti a nomi propri maschili che cominciano con consonante semplice”. Nomi propri maschili, dunque, non “nomi comuni”. La regola, bisogna ammetterlo, sfugge a tanti. Ma non a tutti: nella pagina Tripadvisor dedicata alla “chiesa di San Sepolcro” di Milano si legge: “Il nome è esatto, a Milano si dice così, non Santo Sepolcro”.
L'INSEGNANTE I puristi rabbrividiscono, i docenti di italiano sono più teneri. «In fondo», sostiene Silvia Martelli, insegnante di lettere al Dettori, «è l'uso della lingua che finisce con il fare grammatica. Quel “Santo Sepolcro” fa scivolare la lingua, diventa molto più semplice dire “San Sepolcro”». Nessuna matita rossa o blu se un suo studente scrivesse la definizione incriminata in un tema. «La lingua si trasforma, è flessibile. La stessa Accademia della Crusca finisce con il codificare eventuali errori che non vengono più percepiti come tali».
L'INTERVENTO Però, almeno per il momento, quello resta un errore. L'assessore Mauro Coni (che ha anche la delega alla toponomastica) non cerca facili giustificazioni: potrebbe, tranquillamente, sostenere che quelle targhe sono state ereditate dalle precedenti amministrazioni. Ma, intanto, l'errore è presente anche nel viario ufficiale del Comune. «Visto che questo errore mi è stato segnalato», promette, «provvederemo prestissimo a correggerlo». E chissà che, magari, verranno cancellate anche altre topiche. Come quella su Alberto La Marmora: nelle targhe, nello stradario il cognome continua a essere scritto tutto attaccato. Una “vendetta” postuma contro i dominatori Savoia? Potrebbe essere. Ma vittima di errore è stato anche il sindaco che ha trasformato Cagliari in una città. Sì, perché nella tomba a San Michele si legge “Ottone Baccaredda”. Povero Bacaredda.
Marcello Cocco