Presidenza del Lirico, le dimissioni salveranno il sindaco dal rischio interdizione
Ma resta il nodo sulla nomina del successore del primo cittadino alla Fondazione
di Mauro Lissia
CAGLIARI Diciassette capi d’imputazione, una sequenza ininterrotta di abusi d’ufficio che a giudizio della Procura avrebbero messo a rischio la sopravvivenza del teatro lirico, gravato da una conflittualità interna senza precedenti e da azioni di autentico boicottaggio, che rendono pericolosa la sua presenza per la sopravvivenza della Fondazione.
Non ha usato le mezze misure il pm Giangiacomo Pilia nell’istanza d’interdizione di Massimo Zedda dalla carica di presidente della Fondazione, una richiesta controfirmata dal procuratore capo Mauro Mura che dopo le annunciate dimissioni del sindaco potrebbe finire direttamente in archivio, senza passare per l’udienza del 30 giugno fissata davanti al gip Lucia Perra. Tempo qualche giorno e si conoscerà l’epilogo di questa vicenda inedita, una battaglia sanguinosa tra Zedda e il gruppo di membri del Cda - in testa l’ex consigliere Gualtiero Cualbu, firmatario di esposti a catena - che non ha digerito prima la nomina di Marcella Crivellenti a sovrintendente e poi quella di Angela Spocci al posto di Mauro Meli. Archiviata la pietosa omissione di Zedda, che puntava a nascondere con le dimissioni il rischio di finire interdetto, gli scenari possibili sono molto articolati. Norme alla mano il sindaco, che presiede di diritto la Fondazione, dovrebbe nominare un delegato che assuma i poteri di presidente. Ma qui emerge il primo interrogativo: Zedda può nominare chiunque, quindi anche una persona di sua stretta fiducia che potrà comunque contare sulla maggioranza interna all’organo amministrativo. Allora a che cosa sarebbe servita l’iniziativa del pm Pilia? Nell’altro scenario, sostanzialmente escluso, la Procura insisterebbe per l’interdizione, che nel caso venisse disposta dal giudice impedirebbe a Zedda, in quanto interdetto da ogni funzione, di nominare il delegato. Solo in questo caso il sindaco verrebbe estromesso realmente dalla gestione del Lirico, che a quel punto passerebbe nelle mani di un commissario.
Per come stanno le cose sarà invece sempre il sindaco a smazzare le carte e a sciogliere il nodo centrale del teatro: la sovrintendenza. I sindacati chiedono a gran voce il siluramento della Spocci, come hanno chiesto per tutti i sovrintendenti dell’ultimo quindicennio a eccezione di Meli. Un’eventuale ok del Cda alla risoluzione del contratto porterebbe con ogni probabilità la pace sindacale per qualche tempo, di certo non molto. Ma Zedda dovrà comunque affrontare il processo per due abusi d’ufficio in corso davanti al tribunale e l’inchiesta-bis che il pm Pilia si appresta a chiudere con esiti - vista l’istanza al gip - che appaiono del tutto scontati. Sullo sfondo la situazione finanziaria del teatro, incerta come ogni aspetto della vicenda. Il bilancio è stato chiuso con un rosso di cinque milioni, che la fazione Zedda attribuisce in gran parte alla gestione Meli e la fazione legata a Tore Cherchi valuta in termini molto diversi, riferendolo a gestioni passate. Comunque sia il pericolo è che il ministero dei Beni culturali colga la palla al balzo per tagliare il contributo al Lirico cagliaritano, che difficilmente potrebbe contare di qui in poi su ulteriori aiuti economici regionali. Come dire: Zedda o non Zedda, in via Sant’Alenixedda nessuno può cantare vittoria.