RIFIUTI. Tra i documenti non c'è la condanna del responsabile tecnico
Dove si buttano quattro anni e un appalto per la raccolta differenziata dei rifiuti nato sofferente, e forse finito l'altro ieri col colpo di grazia dell'aggiudicazione annullata? Non esiste una sola versione: si buttano nel cassonetto dei bandi annullati secondo il Comune, o nella cassetta delle richieste di riesame secondo l'Associazione temporanea di imprese che fa capo alla De Vizia, che è pronta anche a giocare la carta del ricorso contro l'annullamento, definito «abnorme e sproporzionato». Un ricorso da presentare ovviamente al Tar (se il Comune non avrà un ripensamento in autotutela) e destinato poi a seguire la trafila che già ha pesantemente rallentato l'iter del ritiro porta a porta. C'è insomma il rischio che questa storia non finisca mai, fermo restando che si parla di un gigantesco appalto da 300 milioni di euro in sette anni e che, considerata la posta in gioco, nessuno rinuncia ad esercitare diritti e doveri: l'Ati De Vizia-San Germano-Cns da una parte, il Comune dall'altra. Nel frattempo a garantire la raccolta dei rifiuti sarà proprio la De Vizia, con l'ennesima proroga.
IL DOCUMENTO Ma cos'è che non va, secondo il Comune, nella documentazione presentata dall'Ati capitanata da De Vizia? L'assessore all'Igiene del suolo Paola Loi parla genericamente di «un documento mancante» e non fornisce ulteriori precisazioni. Le dà invece la De Vizia. Una delle imprese dell'associazione temporanea, cioè la San Germano, non ha comunicato che il proprio responsabile tecnico per l'Albo gestori ambientali aveva patteggiato due condanne nel 2009: una a una pena pecuniaria di scarso valore, l'altra a una pena detentiva irrisoria e condonata. Al casellario giudiziario, per quanto riguarda la posizione di quell'ingegnere, risulta testualmente “nulla”. Considerato che, come scrive la capogruppo De Vizia, «era richiesto di non aver subito condanne o sentenze di patteggiamento per reati gravi incidenti sulla moralità professionale», la San Germano non ha ritenuto necessario segnalare quelle condanne, in caso contrario avrebbe ovviamente sostituito il responsabile.
LE IMPRESE L'Ati, sempre per mezzo della De Vizia, rivendica di essersi aggiudicata decine di commesse dai più svariati enti pubblici e che le verifiche hanno indotto solo il Comune di Cagliari, «e solo in quest'occasione, all'adozione di un provvedimento di estrema gravità che non trova giustificazione nei fatti addebitati. Peraltro, sono maturate le condizioni per la riabilitazione del responsabile tecnico». Rimprovera agli uffici comunali, la stessa Ati, anche di non aver richiesto controdeduzioni alle imprese e alle persone interessate e che questa contestazione non sia stata mossa «in occasione della precedente gara». Inoltre l'Associazione temporanea di imprese che ha vinto il bando, poi annullato dal Tar e nuovamente riformato dal Consiglio di Stato in appello, si oppone alla decisione del Comune di incamerare la fidejussione.
FUTURO INCERTO Chi abbia ragione, Comune o Ati, sarà ora l'oggetto dell'ennesima appendice giudiziaria di quest'appalto maledetto, che priva i cagliaritani di un servizio di raccolta porta a porta in grado di aumentare le percentuali di differenziata e, nel contempo, di pagare cifre più basse per la Tari grazie alle premialità che la Regione concede ai Comuni virtuosi nella separazione dei rifiuti. Di certo, purtroppo, c'è che l'ennesima gara è bloccata nella migliore delle ipotesi, da rifare daccapo nella peggiore. In un certo senso, Cagliari si è differenziata.
Luigi Almiento