COMMERCIO. Visioni diverse delle norme sui saldi di fine stagione
Il confronto è acceso e nasce per strada. «Nel mio negozio posso fare gli sconti che voglio», sentenzia Massimiliano Capra, titolare di “Sole”. «La legge vieta le vendite promozionali nei quaranta giorni prima dei saldi», aggiunge, «ma non esiste alcuna norma che m'impedisca di scontare il venti per cento, o di più, al momento dell'acquisto». I vigili urbani, però, la vedono in modo diverso: «Anche all'interno dell'attività i commercianti non possono praticare ribassi sui prezzi. Sono sanzionabili pure se non espongono cartelli e si limitano a fare lo sconto alla cassa», spiegano dal Comando di via Crespellani.
CONTO ALLA ROVESCIA Ventuno giorni alla partenza ufficiale dei saldi: nelle strade dello shopping, slogan e formule allettanti per spingere all'acquisto aumentano. La confusione pure. Il confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è sembra essere sottilissimo: fa leva sull'equivoco e sulla libera interpretazione delle norme.
LE LEGGI Non aiuta certo la legge regionale (la numero 5 del 2006) che dovrebbe regolare il settore. «Ognuno fa quello che vuole», commenta Roberto Maggio, titolare di “Ilario” abbigliamento, «in cinquantacinque anni di attività non ho mai esposto un cartello in vetrina. Ovviamente, al cliente abituale faccio il dieci per cento di sconto», precisa. «Il problema è che non ci sono controlli: l'ultima volta che ho visto i vigili è stato vent'anni fa», racconta. «Servirebbero regole chiare da far applicare a tutti, e soprattutto tornare all'origine, quando i saldi erano davvero di fine stagione e iniziavano il 21 agosto e il 21 gennaio». Da Fiorella Rubino il rischio di eventuali multe non pare essere un problema: «Disposizioni aziendali», taglia corto la responsabile (o commessa?) davanti alla domanda diretta. Non c'è granché voglia di parlarne.
I COMMENTI Sa che non potrebbe fare la vendita promozionale a ridosso dei saldi? È la domanda del giorno. «Sono problemi miei e non voglio apparire sul giornale», replicano da “Living”, in via Garibaldi, dove la formula “vendita promozionale” compare all'ingresso. Franco Fozzi, titolare di “Ghirlanda”, non cerca vie di fuga: «Ho esposto il cartello col venti per cento, so benissimo di non essere in regola», ammette, «ma l'alternativa è chiudere, dato che non abbiamo armi per contrastare le promozioni a giorni alterni delle grandi catene né il commercio online». Paola Simonetti s'inserisce nel discorso: «Siamo quasi tutti fuori norma, ma vorrei capire come mai chi manda il messaggino con lo sconto sul cellulare non viene punito», polemizza: «Si proteggono i grandi, e ai piccoli commercianti non resta che abbassare le serrande».
Sara Marci
Confesercenti
«Sono vietate
le proposte
con sconti»
La confusione dilaga e a cercare di fare chiarezza prova Roberto Bolognese, presidente provinciale della Confesercenti. «La legge non si presta a più interpretazioni: qualsiasi tipo di vendita promozionale è vietata nei quaranta giorni che precedono l'inizio dei saldi», spiega. «L'unica cosa che si può accettare è lo sconto alla cassa, ma qualsiasi forma di promozione sistemica e organizzata non è consentita».
Il condizionale è d'obbligo: non dovrebbe essere consentita, ma nella realtà è diventata la prassi. «Ormai siamo arrivati a una situazione paradossale: siccome non possiamo controllare i cacciatori di frodo, decidiamo di liberalizzare la caccia», osserva. «Non giustifico certo i piccoli commercianti: le regole esistono e bisognerebbe fare in modo che tutti le rispettassero, ma comunque li capisco perché cercano di difendersi con ogni arma dalla concorrenza dei centri commerciali e delle catene d'abbigliamento», polemizza. «Non stiamo parlando certo di una sfida per la gloria: qui c'è in ballo la loro sopravvivenza». (sa. ma.)