Nell'ultimo anno la Sardegna è diventata la quinta regione d'Italia per gli sbarchi di migranti. In tutto il 2014 ne erano arrivati solo 166, ora, da gennaio ad oggi, siamo già a quota 1.220, di cui quasi 900 giunti in un'unica soluzione il 30 maggio scorso
Nell'ultimo anno la Sardegna è diventata la quinta regione d'Italia per gli sbarchi di migranti. In tutto il 2014 ne erano arrivati solo 166, ora, da gennaio ad oggi, siamo già a quota 1.220, di cui quasi 900 giunti in un'unica soluzione il 30 maggio scorso. Un numero elevato che sta creando non pochi problemi. In primo luogo la gestione degli sbarchi veri e propri, poi l'accoglienza nelle strutture ricettive messe a disposizione nei vari Comuni e, da ultimo, il desiderio degli stessi migranti di voler lasciare al più presto la Sardegna per ricongiungersi con i propri affetti in altri paesi del nord d'Europa.
Un desiderio che negli ultimi giorni si è trasformato in protesta per gli oltre 90 stranieri che si sono piazzati all'ingresso delle Dogane del porto di Cagliari e altri 50 che hanno manifestato davanti al Commissariato di Carbonia, nel Sulcis. Solo una parte è riuscita a lasciare l'Isola via nave, ma la maggior parte si trova ancora nelle varie strutture di accoglienza sparse nella regione. "La Sardegna è una terra generosa: nonostante i suoi molti problemi, è pronta a dare una mano a chi ne ha bisogno, quando ne ha bisogno", ha dichiarato il governatore Francesco Pigliaru proprio nel giorno del maxi sbarco dei 900 migranti.
Ma nei Comuni c'è preoccupazione. "Per la sua posizione la Sardegna rischia di veder incrementati i flussi di arrivo e la situazione nei centri di accoglienza potrebbe diventare ingestibile", sottolinea Antonio Satta, segretario dell'Unione Popolare Cristiana (Upc) e componente dell'ufficio di presidenza dell'Anci. Una preoccupazione ribadita dallo stesso presidente dell'Associazione dei comuni sardi, Pier Sandro Scano. "Bisogna fare una distinzione tra prima accoglienza e seconda - spiega - nel primo caso quando avvengono gli sbarchi in Sardegna o i migranti vengono dirottati sull'isola c'è un dovere di umanità e civiltà e bisogna fare il possibile per accoglierli". Più problematica la seconda fase. "La regola che si segue a livello nazionale è quella di ripartire i rifugiati in base a un criterio demografico e alla Sardegna spetta il 2 per cento - ricorda il numero uno dell'Anci - Gestire un due per cento di un milione di profughi è cosa diversa che gestirne un numero inferiore, le strutture territoriali avrebbero difficoltà.
Sappiamo quello che sta per avvenire: da 200 a 500 mila migranti pronti a imbarcarsi per arrivare in Italia. L'Europa non può scaricare il problema sull'Italia, e lo Stato non può a suo volta scaricarlo sulle comunità locali". Scano è pronto a battersi. "Lo Stato deve condividere con le Regioni il problema - osserva - chiederemo nei prossimi giorni una conferenza Stato-Regioni. Bisogna che lo Stato agisca a livello internazionale".
E se il segretario dell'Upc giudica "inaccettabile" il rifiuto dell'accoglienza da parte delle regioni del Nord, l'opposizione cavalca la protesta e si schiera apertamente contro l'invio di nuovi profughi in Sardegna. "Pigliaru si opponga a nuovi sbarchi - attacca l'ex governatore e attuale coordinatore di Fi Ugo Cappellacci - Il presidente pretenda un confronto urgente con il Governo perchè l'intesa del 2014 è ormai superata dai fatti e dai numeri. Qui da noi non esistono condizioni per garantire l'assistenza e la sicurezza né un'organizzazione adeguata". Nel mirino anche Renzi. "Incentivi sul patto di stabilità per i comuni che accolgono migranti? E' la mossa spudorata e disperata di un presidente del Consiglio tanto spregiudicato sul fronte nazionale quanto servile su quello europeo", denuncia l'esponente di Fi.