i funerali
«Il Consiglio comunale è un vomitorium. Andarci è una perdita di tempo. C'è un'inflazione discorsiva insopportabile, si parla solo per parlare». Radhouan Ben Amara odiava il politicamente corretto, sia che si discutesse in un bar, sia tra i banchi di un'assemblea politica: libero, mai scontato, spesso controcorrente. Ex consigliere regionale e comunale, professore di lingue a Cagliari, è morto ieri a 62 anni in una clinica di Decimomannu, dove era ricoverato da tempo. Sempre sulla sponda sinistra: i suoi partiti sono stati Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Sel.
Nato a Tozeur, in Tunisia, si era laureato in “Lettres Anglaises” all'Ecole Normale Superieure dell'Università di Tunisi, e in Lingue e letterature straniere a Cagliari.
Opposizione dura e senza sconti in Consiglio comunale, sotto l'amministrazione Floris: «Cagliari è una città nella quale la cultura non appare» e dove «l'unica cosa che si fa sono le mostre», diceva. È stato il primo, insieme all'allora compagno di banco Gianni Loy, a votare no alle scale mobili in Castello - quartiere dove ha abitato - inizialmente approvate dal resto della minoranza.
La sua indipendenza e la sua schiettezza lo hanno fatto amare dai rappresentanti di tutti gli schieramenti politici: non è un caso che ieri, sui social network, la notizia della sua morte abbia suscitato tanti commenti commossi, arrivati in gran parte da esponenti del centrodestra. L'ultimo saluto domani alle 11.15, nella sala del commiato del cimitero di San Michele, a Cagliari. ( m.r. )