Cagliari
Cantieri bloccati e abusivismo
Le imprese sono disperate, caos sui beni paesaggistici
La sovrintendenza boccia gli incontri Regione-Comune
ROBERTO PARACCHINI
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CAGLIARI. «I vincoli posti dal piano paesaggistico regionale (Ppr) stanno determinando una situazione paradossale», afferma Alberto Boi, già dirigente regionale dell’Urbanistica e oggi responsabile della società «Centro regionale servizi urbanistici». Una quadro che, di fatto, ha bloccato in città una settantina di cantieri. Alcuni dalla magistratura, molti dal Comune e altri, per timore, non hanno aperto i cantieri.
Non solo, secondo Boi, «l’impossibilità di costruire nell’agro e nelle coste ha indotto molti proprietari di terreni a sfidare leggi e regolamenti, e porre in essere centinaia di manufatti abusivi proprio nelle zone maggiormente vincolate». Tremila casi in questi ultimi tre anni in tutta la Sardegna. E tra i Comuni con maggior abusivismo, informa Alberto Boi, c’è anche Quartu, Castiadas e Muravera.
Tutto partirebbe dal fatto che non è chiara l’interpretazione dei vincoli paesaggistici contenuti nel Ppr «specie con riguardo - spiega Boi - ai divieti di costruire vicino ai beni protetti e/o identitari, come i monumenti, le chiese, i cimiteri e via dicendo». Secondo queste norme non si può edificare entro un raggio di centro metri dal manufatto protetto. Ma vi sono diversità tra tutti gli enti interessati (Regione, Comune e magistratura) per quanto riguarda l’individuazione di questi manufatti. Nel Ppr sono indicate le varie tipologia dei beni paesaggistici, ma solo in modo generico (militari, monumentali ecc.). Per cercare di ovviare a questo inconveniente la Regione ha emanato alcune circolari, ma senza alcun risultato in quanto queste «secondo quanto giustamente ritiene la magistratura - spiega Boi - non possono prevalere sulla normativa vigente». In pratica: il Ppr è una legge e non può essere integrato da circolare, che leggi non sono. Da qui gli interventi della magistratura verso i cantieri di via Caboni e via Falconi (solo per fare due esempi) bloccati perchè costruivano entro i cento metri da una garrita militare. Recentemente, inoltre, le norme nazionali (il Codice Urbani, del 2004 sui beni culturali, del 2004, da cui il Ppr discende) ha precisato che i beni paesaggisti e identitari devono essere indicati in madniera precisa.
Per ovviare a questo inconveniente e permettere di riavviare i lavori dei cantieri in città, la Regione ha promosso un incontro col Comune, ma questo è stato vanificato dalla presa di posizione della sovrintendenza ai Beni culturali che, tre giorni fa, ha stoppato tutto, in quanto organo statale competente in materia, chiedendo un parere all’Avvocatura di Stato sulla legittiità di questi correttivi Regione-Comune. E così la situazione resta ferma.
Alla prima riunione, tra le altre cose, c’era stato un incidente «istituzionale, in quanto la Regione aveva allontanato i rapresentanti del consiglio comunale di Cagliari. Ma questa situazione di confusione, secondo Boi, è anche all’origine, come accennato, di «una forte crescita dell’abusivismo». Infatti «l’impossibilità di costruire nell’agro e nelle coste ha», sempre a parere di Boi, «indotto molti proprietari di terreni a sfidare leggi e regolamenti». Il tutto agevolato dal fatto che «le demolizioni sono state molto limitate».