Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Largo al sociale, Acli sport alla riscossa

Fonte: La Nuova Sardegna
2 marzo 2009

LUNEDÌ, 02 MARZO 2009

Pagina 20 - Nazionale



Svolta del presidente regionale: «Si deve uscire dalle palestre»



Attività motoria degli anziani: progetti a Cagliari e Sassari

ALESSANDRA SALLEMI

CAGLIARI. Sui 40 mila iscritti sardi alle Acli circola una domanda non espressa: com’è che sono così tanti e non si vede? Perché si entra in un patronato e si ottiene un’assistenza soddisfacente ma non si ha la percezione di tutto il resto che le Acli, per statuto, sono in grado di fare, in Sardegna a partire dagli anni Cinquanta? Ottavio Sanna è il presidente da due anni, ma per molti è ancora il «nuovo» presidente. Lui una risposta a queste domande ce l’ha: perché le associazioni legate alle Acli lavorano, ma si sono progressivamente slacciate da una grande idealità, quella della partecipazione e quindi della presenza che crea l’identità di una struttura. Dunque si deve ricominciare in due modi: riannodando fili e riscoprendo realtà e bisogni. Un’occasione per passare dal dire al fare, Sanna l’ha avuta pochi giorni fa, al congresso provinciale delle US Acli (Unioni sportive, analogo incontro c’è stato a Nuoro), dove gli 80 delegati hanno eletto la nuova presidente, Maria Piras, avvocato. Il nuovo programma in sintesi: lo sport dei gruppi Acli coinvolgerà le famiglie e gli anziani,
«Dobbiamo cercare di uscire dalle palestre», aveva detto Ottavio Sanna nella sala del Capo Horn in viale Monastir a Cagliari al congresso provinciale dove Daniela Noli ormai in pista nel mondo politico ha lasciato la presidenza a un’altra giovane donna. «Lo sport è un grande strumento - dice Sanna raggiunto al telefono - ma con le nostre associazioni negli ultimi anni soprattutto abbiamo avuto difficoltà nel costruire vere iniziative di carattere sportivo-sociale. E riteniamo invece che ci sia un gran bisogno di queste: le famiglie non riescono ormai ad andare avanti economicamente e questo le fa chiudere sempre di più in se stesse con i rischi di emarginazione umana e sociale che tutto ciò alla fine provoca. Il nostro impegno dovrà essere quello di fare un calendario annuale di iniziative nei quartieri per portare le famiglie a vivere la città in cui abitano. Bisogna aiutare le famiglie a vivere in modo positivo e coinvolgente il tempo libero e quando è possibile farle partecipare a eventi allestiti nei luoghi della città e promuovere per tutti un agonismo pulito». Ottavio Sanna entra in qualche dettaglio dell’arcipelago Us Acli: «Le associazioni sportive a volte hanno preferito lavorare a senso unico: aumentare il numero degli associati, partecipare ai campionati, non c’è stato invece un lavoro preciso per creare vicinanza tra sport e politiche sociali. Ogni gruppo ha agito per conto proprio, non si ricordano troppe iniziative comuni verso il sociale. Così - spiega ancora Sanna a proposito dell’analisi interna fatta dai gruppi - ci sono stati presidenti che hanno lavorato benissimo, e qualcuno non ha mancato anche di aprire la propria società ad attività di tipo sociale. Ma altri non si sono distinti per l’impegno, saltavano da una società all’altra e basta». Forse la responsabilità va divisa: fra chi sbaglia ma anche fra chi sceglie per certe cariche le persone che sbagliano. Sanna: «Bisogna dare più peso al curriculum di una persona...». Sotto la sigla Us Acli ci sono società che fanno calcio, equitazione, karate, pattinaggio, gruppi che gestiscono palestre, un mondo di circa 4 mila persone. Per dare impulso all’allargamento della missione delle società sportive e per riprendere un dialogo interno, le Acli pensionati stanno per varare un progetto su Cagliari e Sassari, con 20 mila euro ciascuno finanziati dalle Acli nazionali, «lo scopo - spiega Sanna - è coinvolgere gli anziani in attività motorie. Il punto - insiste il presidente - sarà proprio l’impegno nel voler condurre un’azione organizzata che porti a un risultato verificabile». Per dirla in maniera più chiara: progetti del genere ce ne sono sempre stati e non soltanto in casa Acli, ma la differenza è che stavolta l’idea non deve essere colta dai livelli locali soltanto per trovare il modo di spendere 40 mila euro tra Sassari e Cagliari «regalati» dalla sede centrale, bensì per avviare relazioni positive «con la finalità di dare un aiuto concreto alle famiglie per gestire lo svago degli anziani».