Lirico
I mmaginate i colori di un dipinto del periodo impressionista. I contorni meno definiti, le tinte tenui e fortemente sfumate, le atmosfere sognanti, vaghe e sospese. Immaginate di “vederli” in musica. È quanto avviene nelle pagine di autori come Debussy e Ravel, sapientemente rese, lo scorso fine settimana, dall'esecuzione dell'Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, in occasione del tredicesimo appuntamento con la Stagione concertistica 2015.
Pagine, in cui la musica diviene quasi liquida, evanescente e impalpabile, l'orchestrazione è strumento d'indagine sulle estreme potenzialità espressive e la sensibilità musicale è espressa dalla sapiente ricercatezza timbrica. La compagine orchestrale del Lirico, guidata da Stefano Rabaglia, ha dato sfoggio di grande compattezza e capacità espressiva. L'interpretazione dei “Nocturnes” di Debussy, Nuages e Fêtes, ha efficacemente evidenziato lo studio cromatico su densità e leggerezze, caratteristico della scrittura. Dai morbidi attacchi, alle tante nuance proposte, dalla delicatezza dei pizzicati agli improvvisi cambi di colore, gli archi sono apparsi a loro agio tra le ricercate tessiture timbrico armoniche, così come i legni protagonisti di sentite e dense melodie.
L'atmosfera, data dall'alternarsi di nuvole e bagliori luminosi, lascia poi spazio all'universo fiabesco ed incantato di “Ma mère l'Oye, suite” di Ravel, ai pizzicati dell'arpa, ai preziosi soli del primo violino, fino all'apoteosi del pathos raggiunta con il culmine della sonorità nel finale. Ma è con il “Prélude à l'après-midi d'un faune”, ispirato all'omonimo poemetto di Mallarmé, che, fin dall'arabesco iniziale del flauto, colpiscono l'equilibrio d'insieme e l'attento dosaggio delle intensità sonore, capaci di descrivere quella trasfigurazione fantastica propria della poesia ed espressa dall'autore.
Luisa Sclocchis