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Monumenti Aperti, futuro in ballo. Frongia: “Ponte con le capitali italiane della cultura” – Intervi

Fonte: web SardegnaOggi.it
11 maggio 2015

 

Monumenti Aperti, futuro in ballo. Frongia: “Ponte con le capitali italiane della cultura” – Intervista
Diciannove anni dell’evento culturale che è riuscito a affermarsi in Sardegna e superare il mare. Per l’edizione numero venti, parla il fondatore dei weekend culturali a costo zero. "Serve una mano d’aiuto dalle istituzioni. Sarebbe bello unire le città arrivate in finale nella corsa al titolo europeo di capitale culturale".


CAGLIARI – “In molti paesi europei simili manifestazioni rappresentano la normalità”. Aprire e valorizzare i gioielli storici, spesso gratis e qualche volta dietro il pagamento di un biglietto, all’estero è la regola. All’estero. Nel capoluogo sardo, l’evento di maggiore richiamo dedicato ai siti culturali, avviene una volta all’anno. Con Monumenti Aperti: nel 1997 un gruppo di appassionati si rimbocca le maniche e fa “esordire” quello che è diventato un appuntamento fisso, riuscendo a varcare i confini del mare. Con l’edizione cagliaritana diciannove già andata in archivio (con numeri record e ben sessanta siti presi d'assalto) Fabrizio Frongia, 52 anni, numero uno di Imago Mundi e padre della manifestazione – e nel settore culturale da trent’anni - inizia a progettare il “ventennale”. Certo, i fondi messi a disposizione dal pubblico sono quelli che sono. Tuttavia, per il 2016, l’obbiettivo è srotolare il “filo” della cultura e farlo arrivare nelle altre città italiane diventate, per quest’anno, capitali della cultura. Dopo aver confezionato sei weekend in tutte le province sarde, più il gemellaggio piemontese, la sfida è ardua. Un effetto-domino: "Creare un legame tra le amministrazioni, coinvolgendo anche i comitati scientifici".

Un impegno, da tradurre in realtà, non facile…

"Si può creare un fronte comune, dando vita a tavoli tecnici dove gli operatori del settore si scambiano esperienze. Sarebbe fantastico riuscire a coinvolgere le altre città italiane che si sono fregiate, come noi, del titolo di capitale della cultura".

Sì, ma come fare? I denari a disposizione non abbondano…

"Serve la certezza del finanziamento, ci viene chiesto di investire sui privati, ma gli sponsor ci sono se hanno la conferma dello svolgimento dell’evento. Però…"

Però?

"Le istituzioni pubbliche possono comunque impegnarsi, se non in termini economici, almeno contattando le altre amministrazioni locali. Se il sindaco di Cagliari contatta il primo cittadino di Lecce, per esempio, è molto probabile che quest’ultimo accetti l’invito. Anzi, la manifestazione si farebbe in automatico, ci sarebbe un vero coinvolgimento".

A proposito, avete già creato dei ponti con realtà italiane.

"Con il Piemonte, e si tratta del secondo anno. Stiamo aprendo dialoghi con la Puglia e dall’Emilia Romagna abbiamo ricevuto numerose telefonate di interessamento, a riprova che la nostra manifestazione è già ben conosciuta oltre Tirreno".

Tirando le somme: c’è il tanto per proseguire?

"In paesi quali Inghilterra e Olanda un evento così rappresenta la normalità e viene organizzato tante volte durante l’anno. Dobbiamo ipotecare il futuro in termini anche di proiezione. Soprattutto con l’aiuto della parte pubblica, per quanto assicurare la continuità a questa tipologia di eventi sia un’azione, allo stesso tempo, tanto elementare quanto complicata".