Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Infrastrutture, l’isola è in coda

Fonte: La Nuova Sardegna
6 maggio 2015

Confronto tra sindacati e Anas. La Sardegna è agli ultimi posti per strade e porti

di Alfredo Franchini 

CAGLIARI Nella decrescita “infelice” che ha colpito la Sardegna, pesa sempre di più la pochezza delle infrastrutture. Stamani la Cisl metterà a confronto i responsabili delle Ferrovie e del Compartimento Anas della Sardegna con la Regione in un incontro-dibattito che servirà a capire le possibilità di imprimere una svolta. Lo stato dell’arte. La Sardegna è indietro negli indici infrastrutturali su tutte le voci: strade, ferrovie e persino porti. Come se non bastasse negli ultimi anni Rete ferroviaria italiana ha operato un ridimensionamento della rete con la chiusura di diverse stazioni. Ma soprattutto per risparmiare sul costo delle manutenzioni. La Sardegna è fuori dalle grandi reti europee e gli investimenti destinati al potenziamento della dorsale sarda (100 milioni) hanno tempi incerti. Confronto. Temi che saranno affrontati stamani in un confronto pubblico tra Daniele Seglias (Rfi), Valerio Mele (Anas), Giovanni Caria (Arst), per la Regione, l’assessore ai Trasporti Massimo Deiana e Oriana Putzolu, segretaria generale della Cisl sarda. Il punto di partenza è che senza mettere mano alle infrastrutture la Sardegna non può andare lontano. Pil. «Tutti gli indicatori economici evidenziano una condizione di debolezza del modello produttivo regionale», afferma Giovanni Matta, segretario generale del Filca-Cisl, «il Pil è in regressione da almeno dieci anni. In valori assoluti, dal 2004 a oggi, la ricchezza prodotta in Sardegna è passata da 36 miliardi di euro a 29. L’industria delle costruzioni ha subito una severa contrazione dal 9,9 al 5 per cento». In pochi anni sono state perse 48 mila buste paga di cui la metà nel settore edile. Domande. Il segretario della Cisl chiede alla Regione se ci sono le condizioni per recuperare sul fronte degli investimenti: «Siamo ancora nella condizione di orientare una parte del futuro programma comunitario sulle infrastrutture», chiede Giovanni Matta? Errori. A questo punto la sfida non è tanto avere idee nuove quanto liberarsi degli errori del passato: «Non devono più ripetersi gli sbagli compiuti nel 2008 per sanità e trasporto pubblico», conclude Matta, «In quei dieci anni i trasferimenti alle regioni del Nord sono cresciuti del 240% contro il 4% della Sardegna». Anas. Ed è questa dei trasferimenti dello Stato alle regioni la premessa con la quale il sindacato dice no alla costituzione di un’azienda regionale che dovrebbe sostituire l’Anas: «Lo Stato ha delle responsabilità nei confronti dei sardi e della Sardegna e tale responsabilità non deve essere attribuita in alcun modo alla Regione». Sostituire l’Anas, ma poi chi mette i soldi? Risorse. Preoccupa piuttosto la gestione corrente perché, con la Sassari-Olbia e le altre strade, gli investimenti in Sardegna superano il miliardo di euro e per la gestione della manutenzione ordinaria vengono destinati poco più di dieci milioni. In realtà, sino a dieci anni fa, venivano stanziati 20 milioni per la manutenzione ordinaria e 25 per quella straordinaria. Senza contare le ricadute negative sull’occupazione. Recessione. I fenomeni di recessione in Sardegna sono comunque l’ultimo pezzo di una serie di criticità che si sono stratificate nel tempo. E l’indice di infrastrutturazione ne è un esempio. Tutto il Sud fa registrare un livello di infrastrutturazione inferiore a quello medio nazionale ma la Sardegna è in posizioni davvero basse: secondo i dati Svimez 43 su 100 per le strade, 17,3 per le ferrovie, 83 su 100 per i porti e 86 per gli aeroporti. Porti. Persino i porti sono lontani dalle performances della Campania 120,12), della Sicilia (118) e della Calabria (107).