I simulacri della Madonna di Bonaria e del martire guerriero
Processione per scongiurare la guerra
R ievocando i fatti del 1656 a poco più di cent'anni dal loro accadimento, il cappuccino cagliaritano Jorge Aleo, cronista della grande peste secentesca, scrisse che nel quadriennio pestilenziale il miracoloso simulacro della Vergine di Nostra Signora di Bonaria, giunto dal mare al tempo dei catalani, venne portato in processione per le strade della città, con chiari intenti apotropaici, fra pianti, gemiti e invocazioni.
Non fu dunque soltanto il martire glorioso Sant'Efisio a essere stato invocato e portato in processione dai cagliaritani negli anni della peste. È questo forse un episodio sconosciuto ai più, ma che non deve stupire: si tratta di una diffusa consuetudine del culto dei santi nell'Età moderna, tanto più se si fa propria la definizione di gerarchia dell'intercessione. Coniata dallo storico francese Pierre Chaunu, essa vede la Madonna in posizione di rilievo rispetto agli altri santi, perché meno propensa a partecipare alla collera divina; appare dunque evidente che la statua della Vergine fosse stata ritenuta dal popolo la più indicata per «aplacar la ira de Diòs», tanto più che la sua devozione non aveva eguali nella Cagliari del Seicento.
IL CULTO DELLA MADONNA Il culto della Madonna è attestato fin dalla metà del '400: esistono infatti fonti documentarie circa l'importanza del Santuario intitolato a Nostra Signora di Bonaria, uno dei più importanti poli di attrazione religiosa dell'ordine Mercedario. Sebbene, oltre alla madonna di Bonaria, la città di Cagliari avesse una nutrita schiera di santi a cui votarsi (Lucifero, Lussorio, Rocco, Saturnino e Sebastiano, citando i più noti), è il martire Efisio il santo intercessore che più degli altri è oggetto della gratitudine dei cagliaritani, che lo festeggiano ogni 1° maggio dal 1656, quando il bacillo della peste cessò di flagellare Cagliari e l'isola.
I SANTI GUARITORI È nei mesi estivi, quando a causa del caldo secco la peste si attenuava fino a cessare del tutto, che nella Sardegna spagnola si concentravano le manifestazioni di fede, come Te Deum e processioni di ringraziamento, perché il ricorso alla preghiera, come rilevava nel 1994 il compianto storico sassarese Francesco Manconi, si colloca prima dell'epidemia come richiesta di grazia e dopo come ringraziamento. Non a caso i santi contro la peste sono più santi intercessori che santi guaritori. Sebbene poggi su basi solide di fede, il culto del martire guerriero si intreccia con motivazioni anche storico-politiche in un'epoca che aveva fatto del culto delle reliquie un potente strumento di trasmissione di valori condivisi, non solo religiosi; l' inventio (che in latino significa ritrovamento, ma anche invenzione) di Sant'Efisio come patrono della Sardegna prende avvio a Cagliari nel Seicento, quando la città rivendica un primato religioso, politico e morale sulla città di Sassari, che nel secolo precedente aveva avuto una forte crescita demografico -economica, minacciando la leadership di Cagliari. Sono gli anni delle guerre dei Santi ed Efisio è al centro dello scontro che vede le due città regie in lotta per la supremazia. Le similitudini nel culto dei cagliaritani per la Madonna di Bonaria e Sant'Efisio proseguono nei secoli successivi.
EFISIO CON LA VERGINE Entrambi i simulacri sono portati in processione in un'altra occasione eccezionale, nel 1793 per scongiurare l'invasione francese dell'isola: nel corso dei bombardamenti su Cagliari infatti le statue sono accompagnate dal capitolo metropolitano della municipalità guidato dall'arcivescovo Melano, fino al molo del porto; la respinta del tentativo di invasione dell'armata francese stimola e fornisce nuovo impulso alla devozione mariana di Bonaria e a quella dei Santi martiri, in particolare di Efisio. Il culto dei santi si presenta come universale e, grazie alla valenza della sua connotazione politica, risulta determinante nel formare l'identità comunitaria: così era stato a partire dal Trecento per il simulacro della Madonna di Bonaria, assurto a rappresentante del potere politico dei Catalani, così è per Sant'Efisio, la cui popolarità del culto rappresenta l'identità stessa del potere spagnolo del Viceré.
RISVOLTI POLITICI La sua venerazione ha una precisa collocazione politica nello scenario di fine Settecento: essa si trova al centro del conflitto fra gli Stamenti e il Viceré. La sua figura ha un ruolo fondamentale, anche se ancora poco noto, nei fatti del 28 aprile 1794. Il tentativo insurrezionale contro i Savoia sarebbe infatti dovuto scoppiare il giorno del 1° maggio, nel corso dei festeggiamenti per Sant'Efisio, per sfruttare la mobilitazione popolare già in atto per la processione; venne anticipata allorquando la polizia viceregia scoprì i piani della rivolta e iniziò gli arresti dei maggiori leader della sarda rivoluzione.
Luca Lecis