SAN GIOVANNI DI DIO. Successo delle prime due giornate dedicate alla scoperta dei locali
Quaranta minuti dopo mezzogiorno si mette in marcia l'ultimo gruppo della mattinata. Gli occhi sono fissi sul maxi schermo all'ingresso, scorrono vecchie immagini: i primi anni dell'ospedale, la corsa disperata ai rifugi durante i bombardamenti del 1943. Sono in venticinque ad ascoltare in silenzio le spiegazioni della guida. Giusto qualche minuto di sosta, prima di avviarsi tra corridoi che profumano d'antico. Un viaggio di venti minuti tra statue quasi a dimensione d'uomo, fotografie ingiallite e i duecento metri di sotterranei scavati sotto il cemento dei palazzi cresciuti a dismisura. Il San Giovanni di Dio spalanca le porte al pubblico per la prima volta, e riesce a fare il botto: tremila visitatori il primo maggio, in sole quattro ore. Con i due turni di ieri arriva a quota quattromilaseicentotrentadue. E oggi si replica.
IL TOUR C'è la vecchia farmacia, «tutto ciò che vedete qui è originale», assicura la guida mostrando garze e ferri chirurgici. In un angolo fa bella mostra un frigorifero con il congelatore. Poi su per le scale, la Cappella al primo piano cattura gli sguardi, con i suoi quadroni nelle tonalità del blu e color oro. «È diventata parrocchia nel 1944, pensate che la cupola è identica alla chiesa di SantAntonio, a Napoli». Terminate le spiegazioni la tappa è davanti alla parete accanto all'ingresso: a raccontare la storia più vecchia dell'ospedale civile ci pensano le stampe in bianco e nero disposte con cura l'una accanto all'altra. Ci sono le foto dei lebbrosari, e il centro per le malattie tubercolari, «rimasto in funzione sino quando non venne realizzato il Binaghi». E poi le suore vincenziane che si occupavano del Nido. Al piano superiore spicca un quadro del 1700: raffigura Santa Rosalia, mentre riceve il sacramento della comunione. Breve tappa davanti alle statue dei benefattori e poi dritti sino ai sotterranei. L'atmosfera è suggestiva, le luci soffuse. «Inizialmente potevano ospitare più o meno centocinquanta persone, poi vennero ingranditi, sino ad accoglierne duemila». È qui che i cagliaritani trovarono rifugio e salvezza mentre la città veniva devastata dalle bombe del '43. Qualche metro più avanti spiccano le maschere antigas.
IL PROGRAMMA Oggi si riparte, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20. Ad accogliere i visitatori ci saranno medici, infermieri e personale amministrativo dell'Azienda ospedaliero-universitaria, guide per l'occasione e volontari. Sono previsti appuntamenti con i bambini e i ragazzi lunedì 4, sabato 9 e domenica 10 (dalle 16 alle 19, hall San Giovanni di Dio, a cura della Clinica Pediatrica e Ludohospital Il Sole), mostre di pittura e fotografiche (sino al 10 maggio, corridoi San Giovanni), e anche concerti. Oggi tocca al Black Soul Choir - concerto di musica gospel, alle 18, Aula Costa, il 6 maggio Giovani talenti in concerto - Sezione musicale scuola Media Rosas di Quartu Sant'Elena alle 17. Infine due convegni: il primo, l'8 maggio alle 17 (Aula Costa) sulla Sanità e Cagliari, con l'assessore ai Servizi sociali Luigi Minerba, Rosanna Laconi (direttore del Pronto Soccorso), Emilio Montaldo (Medicina Generale); il secondo il 10 maggio su “Cagliari e la guerra” con il partigiano Geppe, Nino Garau, alle 10.30 Aula Dermos.
Sara Marci