Rassegna Stampa

web Cagliari Globalist

Gli amici fidati di Sant'Efisio

Fonte: web Cagliari Globalist
29 aprile 2015


Appunti di viaggio inediti della festa del 1° maggio. [Mario Salis]
MARIO SALIS
martedì 28 aprile 2015 08:34
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di Mario Salis

Per quanto il rapporto con un Santo possa diventare di estrema fiducia fino a raggiungere l'intimità, come solo le suppliche e le preghiere infondono, sentirlo al nostro fianco nelle avversità e nei momenti difficili, non basta per definirlo un amico. Sarebbe come infrangere un'invalicabile soglia confidenziale che non è di questa vita. I Santi non sono nati tali, semmai lo sono diventati, prima con tutti i difetti ed i limiti di persone normali, loro in effetti sono amici di Dio perché hanno risposto al suo invito scritto nel libro Levitico della Bibbia: siate Santi.

Tuttavia un Santo vicino alla Sardegna come Sant'Efisio, dispone sempre nei suoi spostamenti più lunghi di due amici fidati dai nomi per la verità un po' stravaganti. Immancabilmente, ad attenderlo sulla soglia dell'omonima chiesetta barocca nello storico quartiere di Stampace, quest'anno ci saranno No d'Aquistasa e Chi Sighisi Aicci, due monumentali buoi sardo modicani tirati a lucido per il suo 359° viaggio fino al luogo del martirio. Il silenzio delle campagne che ha ispirato pezzi di letteratura perseguitando nel contempo la memoria dei bambini delle elementari, richiama i celebri versi di Giosuè Carducci: T'amo pio bove e mite un sentimento di vigore e di pace al cor m'infondi . ed oramai sgombri dall'incubo delle poesie da imparare a memoria, sembra riviverlo scrutando questi animali mansueti che sfiorano i 15 quintali. Pochi comandi che apprendono subito: boh, unu passu, ara derettu, accoa soffocati per sempre dai cavalli tecnologici turbo dei trattori, gestiti da sofisticate centraline, autentici computer alloggiati nelle plance di moderne trattrici che se hanno fatto risparmiare molta fatica all'uomo, hanno cancellato la poesia delle campagne sempre più incolte per gli arcani equilibri del mercato agricolo che già per conto suo non ha nulla di romantico. Tuttavia l'aratro a chiodo continua a non avere rivali nei terreni accidentati ed impervi dove solo la trazione animale può arrivare. Il tributo alla fatica secolare di questi animali che hanno condiviso per secoli sa laurera - il lavoro contadino in Sardegna - si celebra con tutti gli onori solo nei dì di festa quando l'effetto scenografico è assicurato. Se in passato il giogo dei buoi ed is carradoris era una componente quotidiana della civiltà contadina segnata dal fruscio della terra che si apre al solco dell'aratro, oggi per quanto si auspichi il ritorno alla terra, talvolta per disperazione, costituisce pur sempre uno scenario insolito dai dettagli pressoché sconosciuti ma di estrema delicatezza dove nulla è lasciato al caso.

Il giogo di Sant'Efisio: tale incombenza era totalmente in capo alla Famiglia Lecca per delega dell'Arciconfraternita che doveva individuare nel circondario gli esemplari migliori per fattezze ed affidabilità di temperamento. Il proprietario del giogo prescelto, si presentava in città la sera prima del 1° Maggio o la mattina presto ed i Lecca si preoccupavano di scuderizzarli con cibo ed acqua. Allora dall'attuale viale Trieste e fino a Sant'Avendrace c'era quasi l'imbarazzo della scelta. Una vola aggiogati ed assicurati con i lorus entravano nella disponibilità dei Lecca che provvedevano ad addobbarli nei pressi dell'Annunziata da dove raggiungevano Stampace pronti per essere attaccati al cocchio. Oggi la sopravvivenza di questo rito si deve alla passione di pochi allevatori ed alla lungimiranza dell'Arciconfraternita di Sant'Efisio che al suo interno annovera dei confratelli che si dedicano tutto l'anno al loro addestramento e mantenimento. Tre sono le famiglie coinvolte in stretto ordine di anzianità di servizio nella festa e di professione: La famiglia SATTA di Domusnovas, la famiglia CABRAS di Monserrato e la famiglia ETZI di Sarroch. Questi confratelli, insieme ai componenti della famiglia Lecca, is carradoris storici di Sant'Efisio, che vestono con i segni distintivi proprio il loro costume di Cagliari, conducono il giogo nel tratto di via Roma restando presenti lungo tutto il pellegrinaggio mentre i componenti della famiglia Zucca di Pula sono is carradoris nel percorso paesano di Pula. Tutti sono convocati dalla Presidenza dell' Arciconfraternita almeno un mese prima della festa per confermare la disponibilità dei gioghi e stabilirne la suddivisione delle tratte durante i quattro giorni di festa. Ogni dettaglio passa al vaglio delle esigenze prioritarie di non affaticare gli animali, assicurando loro i recuperi dalla fatica con un'adeguata alimentazione e ristoro. Non mancano momenti delicati come la curva appena fuori l'uscita dal piazzale della Chiesa piuttosto stretta e dal battuto scivoloso così fino alla tenuta dei Ballero a Giorgino. Il giogo della famiglia di un confratello effettua l'uscita da Cagliari il 1° maggio, quello di un altro confratello il rientro il 4 maggio e l'altro, assicurando il cambio anche con gli interessati ai tratti in città, sarà impegnato nei tratti intermedi nel resto della processione.

L'anno successivo, colui che nell'anno precedente ha effettuato l'uscita, farà il rientro. Colui che ha fatto il rientro, si occuperà dei tratti intermedi. Colui che era rimasto "fuori Cagliari" l'anno precedente, effettuerà l'uscita. E così via a scalare di anno in anno, per permettere a tutti di godere del tratto più ambito, senza distinzione alcuna. La festa di Sant'Efisio 359° edizione vedrà i gioghi delle famiglie dei tre confratelli, così impegnati:1° Maggio Fam. SATTA, Stampace - Giorgino e La Maddalena - Villa d'Orri. Fam. ETZI, Villa d'Orri -Sarroch. 2 Maggio Fam. ETZI, Sarroch - Villa San Pietro. Fam. CABRAS, Villa San Pietro - Pula e la sera Pula - Nora. 3 Maggio Fam. CABRAS, Nora - Pula. 4 Maggio Fam. CABRAS, Pula - Villa San Pietro. Fam. ETZI, Villa San Pietro - Sarroch. Fam. SATTA, Sarroch - Villa d'Orri. Fam. CABRAS, Villa d'Orri - La Maddalena. Fam. ETZI, Giorgino - Stampace. Fam. SATTA, NO D'ACQUISTASA CHI SIGHISI AICCI. Fam. CABRAS, MANCAI CI PROVISI NO CI ARRENNESCISI. Fam. ETZI, S'AMMIGU PAGU FIDAU.

Conoscendo Damiano Etzi uno dei carradorisi ed appassionato allevatore oltre che confratello sono distinguibili nei suoi tratti queste tre componenti: l'abilità di un arte antica, la competenza sperimentata attraverso l'addestramento di vari soggetti, la compostezza che solo la professione di fede in una Confraternita importante come quella del Gonfalone può far maturare. La stessa solennità e consapevolezza del compito affidatogli comune a tutti i confratelli che traspare il Lunedì dell'Angelo quando portano a spalla il Santo fin su in Castello alla Cattedrale per lo sventato pericolo del bombardamento navale francese del 1793 ed il 15 gennaio nella processione di Stampace il giorno del suo martirio. Possiamo dirlo con tutto il rispetto che si deve al Santo, cosa non si fa per un amico, figuriamoci per due!